“MI HA TOLTO TUTTO”, da eroe dell’Inter ad autista Uber | Non ha più un euro in banca

Ha del clamoroso la parabola discendente di un eroe della nazionale. Una fortuna dilapidata. Adesso lavoro come autista da Uber.
Strano il calcio. Crea hype, regala fama e una ricchezza straordinarie, ma la sua fragilità è un’insidia che molti non riescono a prevedere. Quanti giocatori sono passati dalle stelle alle stalle, dilapidando in pochi anni fortune incredibili?
Le cronache sono piene di storie di campioni che, al termine della carriera, si sono ritrovati con poco o nulla in banca. A volte per scelte sconsiderate, a volte per investimenti fallimentari o per essersi fidati delle persone sbagliate: qualsiasi sia il motivo colpiscono certe storie di chi ha vissuto in una bolla, in un lusso sfrenato, prima di perdere tutto. In pochi anni.
Non sono rari i casi di calciatori italiani che, nonostante una carriera di successo, sono finiti in difficoltà economiche. Un esempio tra i tanti è quello di Nicola Amoruso, attaccante con una carriera di tutto rispetto in Serie A, che ha raccontato di essersi ritrovato quasi in bancarotta a causa di investimenti sbagliati e tradimenti da parte di persone fidate.
Un altro caso, seppur diverso, è quello di Christian Vieri, che ha visto parte della sua fortuna svanire per via di alcune iniziative imprenditoriali finite male e una celebre vicenda legale. Fosse soltanto un problema italiano, si saprebbe con chi prendersela.
Un fenomeno globale
Anche all’estero, le storie di eroi sportivi che cadono in disgrazia sono purtroppo comuni. Perfino chi ha vinto il Pallone d’Oro. Il brasiliano Ronaldinho, icona del calcio mondiale e per qualche anno il migliore di tutti.
Ebbene, il Gaucho ha avuto innumerevoli problemi finanziari, culminati addirittura con un arresto in Paraguay. E come non menzionare Paul Gascoigne, l’estroso fantasista inglese? La sua vita, segnata da eccessi e problemi personali, lo ha portato a una spirale di autodistruzione e a gravi difficoltà economiche.
Una storia incredibile
Queste storie, tuttavia, impallidiscono di fronte a quella di un vero e proprio eroe nazionale, la cui parabola ha dell’incredibile. L’uomo che oggi, a 54 anni, si guadagna da vivere come autista di Uber a Washington non è un nome qualunque. I suoi guai non derivano da investimenti azzardati o da eccessi, ma da una scelta politica che gli ha cambiato la vita per sempre. Quell’uomo è Hakan Sukur, l’indimenticato attaccante turco, una vecchia conoscenza del calcio italiano per il suo breve ma intenso passato all’Inter, ma anche Torino e Parma.
“Mi ha tolto tutto“, ha raccontato l’attaccante, riferendosi al governo turco che ha confiscato i suoi beni a causa del suo presunto legame con l’oppositore Fethullah Gülen. “Il partito mi ha invitato a beneficiare della mia popolarità. Poi sono iniziate le ostilità – spiega – hanno lanciato pietre nella boutique di mia moglie, i miei figli sono stati molestati per strada, ho ricevuto minacce. Quando me ne sono andato hanno rinchiuso mio padre e tutto ciò che avevo è stato confiscato. È stato un momento molto difficile per la mia famiglia”. Ora la nuova vita, lontano dalla Turchia.