Alti e bassi, tanta confusione e scarsa continuità. La Roma non sa più tornare se stessa. E’ evidente una fatica mentale, oltre le questioni tattiche e tecniche. Il gioco non è più il marchio di fabbrica. Spalletti scopre una squadra clamorosamente prevedibile, sufficiente. Si crea e non si realizza il giusto. Tranne le goleade con Udinese e Crotone, la fase offensiva traduce poco e lascia un resto striminzito. Si stenta a determinare quando servirebbe. Sei gol sono arrivati su calcio di rigore. A Torino la sintesi è tutta nelle prestazioni dei rispettivi attaccanti. Da una parte, Belotti segna, si procura un rigore e offre un assist, dopo aver sfiorato seriamente di marcare altri due gol. Dall’altra, Dzeko fa il suo. Non fa danni, ma non fa la differenza: è un punto di riferimento ma manca spesso la rete della svolta e non consente la crescita di una fase difensiva perennemente complicata, indipendentemente dai moduli che si applicano. E’ la differenza del carattere, di un atteggiamento diverso.
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Spalletti, la squadra e tutto quel che ne resta
Alti e bassi, tanta confusione e scarsa continuità. La Roma non sa più tornare se stessa. E’ evidente una fatica mentale, oltre le questioni tattiche e tecniche. Il gioco non è più il marchio di fabbrica. Spalletti scopre una squadra...
I calciatori non devono offendersi per le parole di Spalletti
La questione è complessa. E’ una questione più di mentalità che tecnica. A Roma è sempre quasi sempre così. Si ipotizzano successi, magari si sfiorano, ma non si arriva mai al punto. Ci si crede forti, ma non lo si dimostra. Spalletti denuncia amaramente lo stato di crisi. “ Ci sono menti un po’ malate. E’ ora di cambiare, così non si può andare avanti”. Alcuni non vedevano l’ora di strumentalizzare il concetto: troppo pesante e accusatorio. Non credo che le sue parole debbano suscitare risentimenti. Nessun scalpo e nessuno scalpore. Chi si sente offeso può serenamente abdicare, giocare altrove. Chi si sente offeso non è un calciatore da Roma, non può pensare di essere un giocatore importante. Nelle parole di Spalletti non ci vedo nulla di così negativo, anzi. Il tiro al bersaglio in questo senso è un esercizio sterile, fine a se stesso . Quello di Spalletti è uno sfogo ponderato in cui dentro ci mette anche la sua faccia, le sue responsabilità, com’è corretto che sia. E’ giusto dire come stanno le cose. Non dire tutto, ma far capire che credersi una cosa e poi dimostrarne un’altra non va bene. Il suo è un atto dovuto, un’analisi condivisibile, perché i fatti non assomigliano mai alle opinioni.
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