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La vetta è bianconera, la speranza giallorossa e l’Inter non all’altezza

Una Roma sontuosa ha battuto l'Inter per la seconda volta in stagione. Non accadeva dal 1994-95. E Allegri, giustamente, non si fida dei giallorossi.

Stefano Impallomeni

Il vicepresidente del parlamento Russo Ivan Melnikov ha annunciato che per la partita tra Russia e Arabia Saudita ci sarà anche il presidente del parlamento nordcoreano Kim Yong-nam. Anche se la sua squadra...non si è qualificata!

Una Roma tosta di cui Allegri non si fida

La Roma, in questo momento, è in fiducia. Atleticamente e tecnicamente sembra che sia al top. Chiunque giochi aggiunge e non toglie un equilibrio. Dzeko e Nainggolan sono i due giocatori-svolta di Spalletti che ha avuto il merito di migliorarli. Il belga produce sempre. Ha quasi il 55 % di palle recuperate, assiste e segna in modo selvaggio e prepotente. Butta giù palloni roventi, parabole imprendibili. Scardina porte avversarie con bolidi precisi e pensati. È un polivalente insostituibile, che ha mandato in crisi, si fa per dire, due talenti del calibro di Perotti ed El Shaarawy. Questione di testa e di mentalità. La Roma è tosta, come dice Allegri, perché in mezzo al campo, e più in là in avanti di una decina di metri, c’è uno come Nainggolan che esaspera ritmi e corre come un dannato. Spalletti aveva ragione. Nainggolan qualche metro dietro Dzeko, funziona meglio, determina, sconvolge positivamente una fase di gioco, quella più importante dove si costruiscono i successi. Il bosniaco è invece l’eccellenza riscoperta, forse esclusiva, la più esclusiva per la Roma. Dzeko, nella sua carriera, non ha mai giocato con tanta leggerezza e non ha mai giocato da centravanti puro, o meglio arretrato. Sembra un Van Basten rivisto. Senza la sua classe e il suo talento, naturalmente, ma con le sue stesse intuizioni, i suoi stessi pensieri. Si toglie dalla marcatura a uomo a centrocampo per suggerire come pochi. Vede il gioco, lo velocizza e, anche se sbaglia qualche rete, centra la porta con una continuità disarmante. Era dal 2008, con il Wolfsburg, che non toccava cifre spaventose. Siamo a 29 reti totali, un bouquet di abbondanza assoluta, numeri da scudetto, Juve e Higuain permettendo. La Roma, questa Roma, è attualmente in trance agonistica. Vive in un’ipnosi virtuosa in cui non sappiamo quanto possa resistere. Spalletti ha spinto al massimo, ha sollecitato. Staremo a vedere ora nel trittico di partite a venire. Con Lazio, Napoli e Lione valuteremo come stanno energie nervose e tenuta atletica. L’entusiasmo è il carburante giusto per non disperdere nulla. Si sente meno la fatica e non si vede l’ora di rigiocare, ma attenzione alle trappole. Il tragitto è ancora lungo e le rincorse possono togliere lucidità.

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