C'è un evidente problema di relazioni tra la Fiorentina e i suoi allenatori. Almeno così segnalano le cronache degli ultimi tempi. Montella in tre stagioni ha raggiunto sempre il quarto posto, regalando un buon calcio ma nell'ultimo anno la conflittualità del rapporto con la proprietà ha avuto un crescendo difficile da spiegare. Almeno in apparenza. Paulo Sousa e da tempo un separato in casa. A memoria è difficile ricordare un allenatore in serie A così polemico con la sua società. La luna di miele con l'allenatore portoghese è durata fino al mercato di gennaio 2016.
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Cercasi aziendalista: la Fiorentina dice addio a un altro bravo tecnico
di Maurizio Compagnoni. Dopo Montella, anche Paulo Sousa sta per lasciare Firenze, nonostante il gioco e i risultati.
Da quel momento Paulo Sousa non ha perso occasione di punzecchiare la società. Direttamente ma anche indirettamente. Come quando, un paio di mesi fa, disse che Bernardeschi, con il suo talento, presto avrebbe dovuto trovarsi una società più ambiziosa. Nella sostanza non è che l'affermazione sia assurda.
Se ne può discutere. Ma nella forma il portoghese ha mancato profondamente di rispetto al suo datore di lavoro e, soprattutto, ai tifosi della sua squadra attuale. Il problema nasce a metà rapporto. Quando le ambizioni si scontrano con un discutibile immobilismo sul mercato. La società sembra aver un po' smarrito la spinta propulsiva del recente passato. In generale è venuto un po' meno l'entusiasmo della famiglia Della Valle. Fosse una conseguenza di alcune critiche che hanno ferito e che vengono ritenute profondamente ingiuste. Ho il sospetto che alla Fiorentina occorrano iniezioni di entusiasmo. Di passare da un certo immobilismo alla voglia di fare. Anche qualche rivoluzione tecnica se occorre. E' arrivato il momento di rifondare la rosa, con giocatori di talento che abbiano fame, voglia di imporsi e qualche calciatore dal rendimento garantito che veda la Viola come un punto di arrivo o, almeno, non un punto di partenza. E affidare la panchina a un allenatore bravo e ambizioso. Ma che sia anche un po' aziendalista. Uno che non inizia a fare i capricci davanti alle prime sirene di mercato.
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