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Caro Napoli, le sconfitte ti faranno crescere più in fretta

Il Napoli deve considerare che in queste due partite degli ottavi di finale ha incassato 6 reti segnandone solo 2.

Marco Cherubini

Sarebbe giusto adesso celebrare l’ora di gioco del Napoli contro il Real Madrid, segno distintivo in un bellissimo San Paolo – quando le partite contano e sono importanti, anche stadi obsoleti cambiano faccia per merito dei tifosi –, di un orgoglio che va tenuto nella giusta considerazione. Eppure sono le sconfitte a far crescere più in fretta, non i complimenti.

De Laurentiis: criticare in quella maniera non serve

Ed allora il Napoli deve considerare che in queste due partite degli ottavi di finale ha incassato 6 reti segnandone solo 2, e che non è riuscito a tenere in mano il pallino del gioco, pur avendo sorpreso la squadra di Zidane, a Madrid col gol lampo di Insigne e al San Paolo col primo tempo quasi perfetto. E’ da lì che si deve ripartire per andare avanti ed immaginare che questo gruppo non sia capace solo di rimpianti. Lo deve fare il tecnico, che pure ha mostrato la sua grande qualità in termini tattici. E lo devono fare i giocatori, che da protagonisti assoluti, sono diventati pian piano nelle due partite quasi dei comprimari col finale tutto della Casa Blanca. Ma lo deve fare soprattutto il presidente De Laurentiis, incline allo sfogo facile, sull’onda emotiva della sconfitta che brucia. Pessimo il modo di criticare il gruppo dopo Madrid. Fuori tema e fuori contesto, la lamentela sui Giornali del Nord che non amano – usiamo un eufemismo – Napoli e il Napoli. Qui non interessa stabilire con giudizi chi ha ragione. Il tema – che comunque va tenuto presente, visto che ha coinvolto anche altri dirigenti nel corso degli anni (ricordate Franco Sensi e il Vento del Nord?) – va affrontato in modo diverso e con la possibilità di concedere a chi viene criticato, il contraddittorio. Ecco, un presidente vulcanico e logorroico a fine gara, può essere un problema e – specie se va fuori tema – anche un freno alla crescita perché ondivago, tra critiche feroci e alibi pret-a-porter. Il Napoli non deve cercare scuse. Non ne ha bisogno. Non deve crogiolarsi nel pensiero che si, anche il Grande Real ha tremato. No, se vuole crescere se vuole – come merita – diventare una grande squadra, deve subito fare tesoro di questa esperienza internazionale. Perché in questi anni, gli ottavi persi col Chelsea, la semifinale di Europa League contro la Dinamo di Kiev e adesso quest’altra avventura internazionale, non sembrano aver offerto spunti per migliorare la mentalità vincente del gruppo. Che pure possiede giocatori di qualità – eccelsa in alcuni casi – e dotati di quella cazzimma che tanto piace al presidente.

 I giocatori del Napoli sconfitti a fine partita.

SORTEGGIO MALEVOLO, MA 180 MINUTI DA RIVEDERE Purtroppo manifestazioni come la Champions non possono essere affrontate e vinte solo con il cuore, la generosità. Non c’è spazio per l’improvvisazione, occorre che tutto fili nel verso giusto. E’ vero, il sorteggio è stato maligno, ma a rivedere i 180 minuti viene da chiedersi perché questo Napoli c’è stato e poi è quasi sparito. Bisogna ripartire da qui, da questa ferita fresca e dolorosa, che stimoli endorfine per trasformare un buon gruppo, in una grande squadra. Per farlo, però, non bastano solo le singole volontà. Occorre che tutte le componenti siano coese. E dato che il rapporto De Laurentiis e Sarri – contratto di 4 anni ma con l’opzione di riconfermarlo ad ogni fine stagione – non è dei più solidi, diventa primario fare chiarezza in questa direzione. Il Napoli s’è spinto fino agli ottavi, ma deve e può migliorare nel torneo più chic del Vecchio Continente. Ma lo deve volere davvero. Dal presidente, al tecnico, passando per tutta la rosa. E possibilmente insieme.

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