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De Laurentiis non accetta un Napoli con il ruolo di comparsa

Il presidente del Napoli si aspettava un atteggiamento più maturo dalla squadra. La sua richiesta ci può stare. La squadra di Sarri è migliore di quella vista.

Stefano Impallomeni

E alla fine anche il gol gioiello di Insigne, il più veloce della storia del Napoli in Champions, non ce l’ha fatta a lasciare qualche speranza d’impresa in vista del ritorno. Il Napoli perde, subisce una rimonta ineccepibile, ma soprattutto incassa la sfiducia del suo Presidente che avrebbe voluto vedere cazzimma, più intraprendenza e una rotazione più appropriata dei calciatori disponibili in rosa.

Napoli: scontro tra presidente e allenatore

Lo scontro con Sarri, insomma, dilata la sconfitta, la trasforma in una contrapposizione evidente. Da una parte il mondo on demand di De Laurentiis abituato alle luci della ribalta, dall’altro quello faticoso e realista di Sarri, alle prese con conoscenze superiori in una carriera rispettabile, ma non così di primissima fascia. Non è la prima volta che De Laurentiis entra ruvidamente e pubblicamente a gamba tesa contro i suoi allenatori. Allenatori che ha sempre rispettato e anche criticato. È già successo con Mazzarri e Benitez. Critiche alla luce del sole con un obiettivo: il bene suo e del Napoli. La sua personalità, il suo passato, i suoi risultati, non soltanto nel cinema, gli hanno consentito di esercitare questo genere di rilievi. Sacrosanto obiettare l’operato del proprio allenatore, più discutibile farlo in pubblico senza manifestare un dissenso in separata sede, in privato. C’è chi si schiera con Sarri e demolisce De Laurentiis. Il giochino retorico, in questi casi, condanna sempre il padrone. Ci può stare. Il Real è il Real. Ma si può anche dire che il Napoli non sia stato il Napoli. Troppo timido, con scarsa personalità, in una partita in cui si poteva e doveva fare meglio. Pochi tiri in porta, soltanto due nel primo tempo, mai veramente in campo con quella faccia tosta evocata in conferenza stampa dallo stesso Sarri. Le parole di De Laurentiis si possono discutere. Non è stato il modo più sereno per analizzare una partita, ma nelle considerazioni a caldo non si può altrettanto sottrarre la sostanza dei suoi concetti, che non sono banali, anzi molto costruttivi. De Laurentiis, come ha sottolineato Maradona - dico Maradona non uno qualunque - , ha nel tempo capito cosa è il calcio e la maniera di impararlo. L’ha capito come gioco. Come gestione degli uomini. Come tattica. Come poter e dover amministrare le risorse negli impegni ravvicinati. Come alternare energie e calciatori meno utilizzati nel corso della stagione. E come seguire freddamente una partita in cui, e qui sono d’accordo con lui, è mancata una sana e proficua cazzimma, senza la quale è difficile immaginare una vittoria di peso, storica, unica.

È in definitiva soltanto questo che si aspettava De Laurentiis. Un Napoli battagliero che potesse intimorire il Real dove si poteva intimorire, mettere in difficoltà. In quella difesa troppo poco attaccata e sollecitata dai vari Callejon, Mertens e Insigne. Il Napoli ha fatto poco e benino. Ha scelto il ruolo della comparsa. Della vittima predestinata. La sensazione è che abbia spinto meno di quanto era nelle proprie possibilità. Una potenzialità inespressa silenziata da un atteggiamento emotivo errato. C’è stata più paura del solito. La faccia tosta non c’è stata. Sarri resta un ottimo allenatore, che va sostenuto. Il primo a sostenerlo è De Laurentiis, che si è lasciato andare a una rosicata da tifoso dai modi plateali e forse eccessivi. Resta la sostanza, però. Resta un’analisi spietata e per certi versi condivisibile. Resta una differenza tra Real e Napoli, che esiste, ma che poteva essere più sottile. Il Napoli non è sembrato pronto a un certo tipo di sfide. Questo Real è superiore, non molto di più rispetto a quanto abbia dimostrato. Tutto questo al di là delle occasioni create, che sono state occasioni concesse da uno stato mentale sbagliato da parte della squadra di Sarri. Se il Napoli avesse osato di più, avrebbe segnato più di un gol. E in Europa e nelle Coppe, nel doppio confronto, conta anche quando perdi. Basta riguardarsi la partita e dimenticarsi per un attimo che di fronte c’era la squadra campione del mondo. Il 3-1 lascia dei rimpianti e non credo nessuna crepa interna. Sarri ha accusato il colpo. Sa che non è giusto beccarsi rilievi in pubblico. In cuor suo, però, sa che qualcosa non ha funzionato. Ed è questo che farà la differenza del futuro, De Laurentiis permettendo.