Una vita tra i pali. Massimo Taibi in carriera ha vestito molte maglie, partendo dai campi della Serie C fino ad arrivare al teatro dei sogni di Manchester. Per un anno ha difeso la porta del Milan, ma le soddisfazioni più grandi sono arrivate a Bergamo, con l’Atalanta. A Reggio Calabria, invece, entrò nella storia del calcio italiano con il gol di testa realizzato allo scadere di un Reggina-Udinese dell’aprile 2001. Appesi gli scarpini al chiodo nel 2009, ha intrapreso la carriera dirigenziale: dopo un paio di esperienze da direttore sportivo e direttore generale fra Eccellenza e Serie D – Rubierese e Montebelluna – nel 2012 diventa responsabile del settore giovanile del Modena, dove dall’estate 2014 al maggio scorso ha ricoperto pure la carica di ds.
Intervista esclusiva a Massimo Taibi
Dopo il ritiro una carriera da dirigente e non da allenatore. Perché? “Non mi vedevo portato per allenare a grandi livelli: servono una conoscenza tecnico-tattica e, soprattutto, una pazienza con i giocatori che io non avevo. Non mi entusiasmava neppure l’idea di allenare i portieri, quindi ho iniziato a studiare da dirigente e mi è piaciuto”. Il ruolo del ds è cambiato molto negli ultimi anni, non credi? “E’ un ruolo importante e molto delicato. Alcuni pensano sia determinante solo in chiave mercato ma non è così:il direttore sportivo fa da collante tra spogliatoio, allenatore e dirigenza, deve trovare equilibrio e creare amalgama. Negli ultimi anni sta diventando un compito più difficile per la presenza diffusa di presidenti che, in maniera anche legittima, vogliono dire la loro e decidere in prima persona, quindi spesso ci si trova magari a dover avallare scelte non condivise”. Taibi calciatore. Hai giocato per alcuni mesi nel Manchester degli invincibili. Che ricordi hai di quell’esperienza? “Mi sono ritrovato in un contesto calcistico completamente differente, l’ambientamento non fu dei più semplici perché da portiere, inizialmente, accusi molto la fisicità del calcio inglese. Mi rendevo conto, però, di essere in uno dei club più importanti al mondo; l’ambiente era fantastico, il tifo straordinario, purtroppo ho avuto dei problemi personali e sono tornato dopo pochi mesi. Per quanto breve, comunque, conservo un ricordo fantastico dell’esperienza inglese”.
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