Non è il primo Marco Polo del pallone in ordine di tempo: tanti allenatori italiani prima di Marco Nappi hanno detto 'sì' alla Cina, alcuni più per rifarsi il portafoglio che imparare davvero qualcosa di nuovo. L'ex bomber di Genoa, Fiorentina e Atalanta invece ha scelto l'Estremo Oriente per rilanciarsi come i palazzoni della sua Qinhuangdao che svettano sotto un cielo cristallino e che sono bagnati da un mare altrettanto limpido che tanto gli ricorda l'azzurro di quell'Italia in cui sogna di essere un giorno protagonista. Oggi Nappi aspetta il via libera per riabbracciare i suoi ragazzi in Cina, rimasta paralizzata per l'emergenza di Coronavirus scoppiata anche in Italia negli scorsi giorni. "Nappino" aspetta il momento buono un po' come faceva in area di rigore da attaccante: non vede l'ora di sbarcare di nuovo nel suo Paese dei balocchi, dove ha provato per la prima volta da allenatore che cosa significa amare ed essere anche ricambiati.
interviste
Nappi: “Oggi sono il migliore allenatore in Cina. Coronavirus? Sono in ansia per i miei amici, chiusi in casa da un mese”
Marco Nappi ha girato l'Italia da attaccante per inseguire i suoi sogni e da allenatore sta facendo altrettanto nell'Estremo Oriente. Il nostro calcio lo ha deluso, la Cina gli ha regalato una seconda vita fatta di gioia e riscatto, emergenza...

Nappi, che momento sta vivendo della sua vita?
Oggi alleno in Cina, al momento però mi trovo bloccato in Italia per via del Coronavirus: ora sono a Roma e sto aspettando che mi comunichino la data in cui posso tornare a Qinhuangdao. Sto vivendo questo momento con molta ansia perché in Cina ho tanti amici, ma fortunatamente stanno tutti bene.
Dov'era lei quando è scoppiata l'emergenza di Coronavirus in Cina?
Io sono tornato in Italia il 18 gennaio, in Cina hanno messo tutti in quarantena il 24. Non ho vissuto i momenti più brutti, fortunatamente ero già partito: in caso contrario non sarei potuto ritornare in Italia. L'Accademia che ospita il Centro Federale dove lavoro io ha chiuso per il capodanno cinese. Saremmo dovuti rientrare l'8 febbraio, ma non ce lo hanno permesso. Vivo a Qinhuangdao, sul mare, a 300 chilometri da Pechino. Il Centro Federale è fantastico, ci sono 14 campi da calcio e strutture che accolgono le nazionali di pallavolo e di pallacanestro. È possibile fare sci acrobatico e atletica leggera. Ho cominciato ad allenare in un college a Lyaoning: ci sono stato dal settembre 2018 al giugno 2019, poi sono passato al Centro Federale dove alleno il BSU Beijing Under 17, la prima squadra milita in B.
Il Coronavirus ha paralizzato la Cina: che cosa le è stato raccontato dai suoi amici?
Nella mia regione non ci sono stato tanti casi. Io sono stato a Wuhan l'anno scorso per giocare una partita in un altro college: è una città molto bella. La Cina è molto diversa dall'Italia: lì se ordinano di rimanere in casa restano in casa. I miei amici e tutta la mia squadra sono chiusi in casa da un mese. Ora possono uscire per andare al supermercato. Vivono in quartieri con perimetri controllati dalla vigilanza: è così tutto l'anno, non c'entra il coronavirus. Non vorrei che, nel momento in cui ci richiamassero, rischiare di non partire per via della situazione che c'è in Italia in questo momento.
In rete sono circolate immagini di mezzi pesanti in azione per disinfettare...
Sono camion che spruzzano vapore per eliminare la polvere: a Lyaoning passano tutto il giorno, succedeva già prima del coronavirus. Oggi utilizzano disinfettanti. La Cina ha affrontato questo momento con grande organizzazione: sono tutti ligi al dovere, rispettosi ed educati. Tanti parlano male dei cinesi. Io vivo lì da un anno e mezzo e sto molto bene: il cibo è ottimo, persino migliore di quello che mangio in Italia. Utilizzano un'applicazione per pagare qualsiasi cosa, dal taxi al cibo fino all'abbigliamento, usando il cellulare. La Cina è davvero un altro pianeta in queste cose.
Il Coronavirus è arrivato in Italia: chi gestisce il calcio ha preso decisioni giuste in questi giorni?
Hanno sospeso le partite e chiuso l'Università, ma le discoteche e le metropolitane sono rimaste aperte, secondo me è un controsenso. C'è stata Genoa-Lazio: ci sono un sacco di club in Lombardia, da lì sono partiti tutti quanti per andare a vedere la partita. Il Napoli ha affrontato il Barcellona: ci sono tanti Napoli club a Torino e a Milano, i tifosi sono partiti dal nord per andare giù. Secondo me avrebbero dovuto sospendere tutto. In Cina vive un miliardo e quattrocento milioni di persone e sono riusciti a bloccare tutto: perché non riusciamo a fare altrettanto?

Come è il calcio cinese?
È in espansione. Sul piano fisico sono molto dotati, secondo me devono migliorare tatticamente. Il primo mese in cui sono arrivato mi facevano svegliare alla 5.30 per fare tecnica individuale dalle 6 alle 6.50, poi i ragazzi andavano a scuola. Mi sto impegnando con la mia squadra: stiamo lavorando sulla tattica e stiamo ottenendo buoni risultati.
Tanti giocatori e allenatori scelgono di andare in Cina per una questione di soldi...
Non è il mio caso. Io ho scelto la Cina perché sono rimasto deluso dalla mia ultima esperienza in Italia al Livorno con la Beretti con cui ho vinto il campionato italiano nella stagione 2016-2017. Mi sono trovato a spasso e non ho mai capito il motivo, allora ho scelto di andare via: in Cina mi mancano le mie figlie e qualche amico, ma sto bene perché mi sento apprezzato. Ho 54 anni e sto bene fisicamente: mi faccio un paio di anni lì, poi vediamo. Sono certo che tornerò a lavorare in Italia nel mio calcio dove ho fatto 13 anni di Serie B e 10 anni di Serie A. Avrò la mia occasione.
Qual è il problema principale del calcio italiano?
Ce ne sono tanto nelle categorie minori: dai settori giovanili alla Serie C fino a qualche squadra di B. Non c'è più meritocrazia, alcuni ragazzi vanno avanti anche se non lo meritano. Tutti conoscono questa situazione. Io mi sono ritrovato senza squadra dopo aver vinto un campionato, mi è stato detto che pensavo solo alla vittoria e non alla crescita dei ragazzi, all'improvviso non andavo più bene. Tanti ragazzi stanno passando quello che ho passato io.
Il percorso fatto da Maurizio Sarri è una speranza per tutti voi?
Sarri ha avuto l'occasione all'Empoli, l'ha sfruttata perché è bravo ed è stato premiato. Io sono dovuto andare in Cina e mi hanno premiato come migliore allenatore del 2019: sono arrivato settimo nella FA Cup in cui giocano squadre della Chinese Super League come Guangzhou Evergrande, Jiangsu Suning, Shandong Luneng e Beijing Guoan. Poi quest'anno mi hanno affidato una squadra importante, adesso tocca a me dimostrare sul campo tutto mio valore.
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