Un raggio di sole oltre le nuvole, altrimenti si fa dura. Così Gravina, il presidente della Federcalcio, lancia l'ennesimo grido d'allarme illustrando al Governo le istanze di un movimento letteralmente barricato in difesa alla ricerca di una sostenibilità accettabile.

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L’Appunto – Il calcio lancia l’ennesimo grido di allarme
di Stefano Impallomeni. La visibilità del presente e del futuro scarseggia, nonostante qualcuno ancora creda di avere in mano una vera soluzione.
Dalle riaperture degli Stadi al Fondo Salva Calcio, la via di fuga non è delle più facili. In poche parole servono soldi. E neanche pochi. La sensazione è che ci sia una precarietà diffusa in cui nessuno vede e prevede. Siamo finiti nel porto delle nebbie e dei dubbi che si trasformano in ansie croniche, poco lucide. La visibilità del presente e del futuro scarseggia, nonostante qualcuno ancora creda di avere in mano una vera soluzione. Gli avvenimenti recenti non aiutano granché. E non sembra bastare un titolo europeo appena conquistato nell'era diabolica del Covid a metterci al sicuro per quanto riguarda un immediato rilancio. Neanche un trionfo ci restituisce ottimismo. La crisi è cubica e avanza senza sosta, al netto di proposte varie sulle riforme. Servono tamponi economici, una spintarella governativa per riaccendere veramente i motori. Aiuti, aperture, comprensione, oltre le specifiche richieste. Eravamo già in difficoltà prima del Covid, figurarsi adesso. I club boccheggiano e rischiano di fermarsi.
Urgono piani di sostegno, qualsiasi essi siano, per il calcio, che sarà quel che sarà, ma è sempre meglio che sia sempre quel che sia, cioè un fenomeno sociale ed economico unico. Fondamentale per l'industria del nostro Paese, che va sostenuto al di là di miopi demagogie. E allora che si faccia chiarezza nel brevissimo periodo. Chi meglio di Draghi può saperlo? Il tempo è denaro e non è soltanto un modo di dire: perché se non hai i soldi quando ti servono veramente per curarti, ti ammali e poi, probabilmente, muori.
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