Il Milan rallenta, ma c'era da aspettarselo contro un'Atalanta che quest'anno senza impegni europei darà filo da torcere a parecchi. Bella partita, diversa dalle altre, meno agostana e più da campionato inoltrato. I rossoneri ci provano fino all'ultimo ma la Dea non gioca d'assalto con pressioni più basse e un senso strategico maggiormente legato al risultato. Gasp voleva farlo e ci è riuscito, con Pioli che ha provato a cambiare qualcosa ma non era giornata.

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L’Appunto
Leao il grande assente
A parte questo però non è il solito Milan, al quale è mancata la necessaria lucidità di trovare spazi e tempi giusti per colpire. Non c'era nesso tra la tanta qualità e voglia di una squadra che si è fermata a tre quarti e poco più in là. È stata una partita povera di tecnica e di slanci, di poche differenze nell'uno contro uno, in cui Leao è risultato essere il grande assente. Ed è qui che ci soffermiamo. Il portoghese è quasi la ragione di questa squadra. Nessuno ha le sue caratteristiche e i suoi colpi. E nessuno possiede la sua straripante capacità di ribaltare o creare calcio veloce. Ma detto questo, Pioli ha il diritto di sostituirlo se non è quel giocatore che abbiamo ammirato la scorsa stagione. Leao avrebbe potuto e dovuto fare meglio. E sbaglia se manifesta platealmente la sua disapprovazione al momento dell' uscita dal campo. Sono due partite che non incide e può capitare. Anche se è troppo per uno che dovrebbe essere l'uomo in più di un Milan che ha bisogno soprattutto di serenità e coesione per cercare di ripetersi. In definitiva, oltre il pareggio, è indispensabile riavere il miglior Leao. Senza il portoghese ci sono poche traiettorie e corridoi, con sviluppo di gioco prevedibili e abbastanza leggibili dagli avversari. È lo scotto da pagare quando si vince. Questo Milan visto a Bergamo non è stato così dimesso, ma assomiglia più a quello di due anni fa che a quello dello scorso campionato. Più generoso che lucido. Capitolo De Ketelaere. Il ragazzo si farà, ma deve assimilare in fretta quando e come anticipare il gioco. Qui in Italia è diverso perché non può decidere di esprimere il suo calcio, abbastanza leggero e timido. Occorre un salto decisivo in avanti: questione di ambientamento.
Kvaratskhelia ha il calcio dentro
Diversa e straordinaria la storia di un suo quasi pari età, perché Kvaratskhelia, neanche 22enne, a Napoli è già una stella consumata. Tre reti in due partite ,di cui due pesanti nella dinamica delle due vittorie conseguite. Complimenti al ds Giuntoli, che ha piazzato un colpo magistrale, forse il migliore degli ultimi anni in un calciomercato dove si ama cercare i soliti nomi certi o parametri zero pronti all'uso "salva baracca". E invece, ecco il nuovo fenomeno che non è da baraccone, per fortuna di Spalletti. Un investimento e un calciatore già pronto. Lineare, disciplinato, al servizio di una causa difficile da vincere. Kvara è forte anche mentalmente e più che mai trascinatore, essenziale in tutto. Ha il calcio dentro, sapendo fare spesso le cose giuste al momento giusto. Tecnica, tiro, assist, visione di gioco, velocità di pensiero e di corsa. Ma soprattutto dimostra una grande personalità al servizio del gioco di squadra che rispetta moltissimo. Il georgiano è davvero impressionante a questa età dopo non aver avuto alcuna esperienza nei campionati top europei. Spalletti ha ragione. Kvara soffre la pressione dei tifosi e dell'ambiente, può fare di più. Condividiamo. Kvara può non avere limiti se riuscirà a togliersi un po' di timidezza senza naturalmente esagerare. La testa è giusta e il Napoli se lo gode insieme a Kim, l'armadio coreano che sembra la fotocopia di Koulibaly almeno nella presenza fisica, in solidità. Sta nascendo qualcosa di interessante a Napoli. I nostalgici del passato si stanno convertendo al nuovo corso e ieri al "Maradona" l'aria era diversa. Kvaramania e non solo. Anche Spalletti si sta divertendo. Questo Napoli non è meno forte di quello dello scorso anno. La concorrenza è avvisata.
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