Era importante vincere ed evitare false partenze. Milan e Inter riescono a fare il pieno, non senza lasciare qualcosa per strada in automatismi ed equilibri. A Lecce l'Inter ringrazia una mezza ancata di Dumfries, sbucato provvidenzialmente da un'azione di angolo battuto da Barella e spizzato di testa da Lautaro. Il liscio di Dzeko diventa l'assist decisivo per l'olandese, che firma una vittoria oramai insperata e mette a posto le cose. Era l'ultima azione disponibile per non franare nelle polemiche. Missione compiuta, ma restano le perplessità. Inzaghi a fine partita non è contento, perché l'Inter certe partite dovrebbe chiuderle prima.

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L’Appunto
Gosens è un enigma
Condivisibile, ma la questione è più complessa di quel che sembri, oltre il valore assoluto di questa squadra che resta una delle aspiranti al titolo. I nerazzurri non sono al top, lasciano troppe iniziative agli avversari, perdendo il controllo della gara e le solite sicurezze. Troppo nervosismo e ritmo basso. Lukaku e Lautaro Martinez non sono mai innescati al tiro e la partita una cosa l'ha detta al netto di ogni aspetto: Gosens è già un enigma, perché non è Perisic e sta ad Inzaghi intervenire su come venirne a capo valorizzandone le qualità. Il tedesco non è né quello devastante visto nell'Atalanta e né quello che potrebbe essere nell'Inter. È un calciatore neutro, senza infamia e senza lode. Non altera e non aggiunge. E così è un'Inter a metà, sbilanciata nel centro destra e ancora poco verticale, attendendo la migliore forma dei big. Handanovic, nel frattempo, alla presenza numero 553 in A, salva la baracca con un intervento eccezionale. È lui il titolare, lo dimostra ancora e almeno questo è un fatto chiaro. Onana può attendere.
Il Milan corre e vince con le alternative
Se non è ancora l'Inter di Inzaghi, è ancora il Milan di Pioli che, nonostante alcune ripartenze pericolose (troppe) dell'Udinese, ritrova il vecchio spirito rossonero sorretto da un talento tecnico e dinamico complessivo davvero unico nel nostro campionato. Il Milan è una corsa campestre e in linea. Con o senza palla, corre. Un fattore molto importante nel calcio moderno che tornerà utile. È un Milan forse un pochino distratto, ma sfrontato nella sua nuova forza. Va sotto, viene ripreso, ma non affoga mai nelle paure di non farcela. La novità della sfida di San Siro è la ribalta dei gregari, o meglio di quelli destinati ad essere alternative in una stagione dove si aspettano i lampi di De Ketelaere e di altri vecchi marpioni tipo Giroud. Ebbene, invece, ecco che spunta clamorosa la prestazione convincente di Brahim Diaz e quella chirurgica di Rebic. Lo spagnolo è praticamente l'uomo partita, presente in tutti e quattro i gol segnati. Assist, iniziative e anche il tocco di rapina del 3-2. Il croato è da tenere d'occhio e sa il fatto suo. Potrebbe andare in doppia cifra se assistito a dovere. Doppietta non casuale con due stoccate dentro l'area di rigore. È lui l'"Ante" Giroud. Pioli dimostra ancora una volta di avere il pieno controllo della situazione. Il Milan vince con Diaz, Rebic, Krunic e Theo Hernandez nel giorno meno ispirato di Leao. Senza il miglior Leao, il Milan è forte ugualmente: è questa la notizia, lo step ulteriore verso una consapevolezza diversa. Perché il Milan contro l'Udinese ha giocato da campione d'Italia. Lo scorso anno, forse, questa partita non l'avrebbe vinta e chissà neanche pareggiata. Milan e Inter, dunque, vincono, ma alla prima giornata il come hanno centrato i tre punti fa una piccola e, al contempo, grande differenza. I rossoneri vanno avanti con le alternative (almeno sulla carta), con ritmo e grande corsa, i nerazzurri con una partita lenta, faticosa, un Gosens appannato e la Lu-La bloccata.
Radonijc e Zapata, attenti a quei due
Eppure, alla fine, contava vincere. Basta così e avanti. Il Milan alla prossima se la vedrà con l'Atalanta che sbanca il Ferraris dopo aver sofferto. Toloi e Lookman firmano i primi tre punti. Gasp ritrova la leadership di Zapata. Il colombiano disputa una super partita. Voglia, sacrificio, assist, ottima interpretazione del ruolo. Gioca per vincere, per gli altri e per il rilancio. Non trascuriamo questa Dea non segnalata da nessuno come probabile rivelazione dopo un'annata storta. I bergamaschi non avranno impegni europei e potranno beneficiare del solito laboratorio settimanale del Gasp che potrebbe risultare fondamentale. Navigare a vista, e poi si vedrà. Milan avvisato. Ultima considerazione sul Toro di Juric. Vince a Monza con sicurezza e disinvoltura. Senza Lukic, il capitano, che molla la squadra all'ultimo, in rotta di collisione con la società per via di un rinnovo contrattuale appeso nel vuoto. Caso Lukic a parte, è un Toro che schiuma rabbia e voglia. Radonjic è il calciatore da seguire non solo nella stagione granata ma nell'intero campionato. Il serbo ha colpi e velocità, fantasia e tecnica. Con Miranchuk e Sanabria è un bel tridente offensivo. C'è intesa. C'è qualcosa di interessante e di più concreto in attacco rispetto alla scorsa stagione che si sta creando. Toro da seguire e da rispettare, anche se andiamoci piano perché siamo soltanto all'inizio e alla prossima ci sarà la Lazio.
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