TURIN, ITALY - NOVEMBER 24: General view inside the stadium prior to the UEFA Women's Champions League group C match between Juventus and Arsenal at Allianz Stadium on November 24, 2022 in Turin, Italy. (Photo by Filippo Alfero - Juventus FC/Juventus FC via Getty Images)
Di Stefano Impallomeni. Il calcio è un fenomeno da difendere in ogni modo, perché resta un arcipelago di volti ed azioni che allietano milioni di appassionati ogni giornata.
Stefano Impallomeni
Nessun uomo è un'isola (No Man is an island), la poesia dell'inglese John Donne che ha ispirato "Per Chi suona la Campana", il capolavoro letterario di Ernest Hemingway, potrebbe essere il poster giusto della giornata, o meglio della settimana. Dal caso Juventus a quello di Zaniolo, per passare ai dubbi di Skriniar di cui non sappiamo se sarà o meno l'ultima a San Siro con destinazione Parigi. Per una volta non scegliamo un gesto tecnico, un'impresa o un merito, ma riflettiamo a voce alta, citando il significato della poesia di Donne, sui casi principali, senza emettere sentenze e caldeggiando un invito. Sono tempi bui e incerti. Tempi bizzosi, con nuove nubi che si addensano e che speravamo fossero sparite del tutto. La speranza è che si possa fare maggiormente luce senza torturarsi ulteriormente, su ogni caso e su ogni comportamento, perché nessun club, nessuna istituzione e nessun giocatore appartiene completamente a se stesso, ma rappresenta un elemento fondamentale di una comunità e, come recita la poesia, ogni uomo appartiene all'umanità e fa parte di un continente.
C'è in questi casi chi cerca una morale, una ragione, un senso di giustizia o va in cerca di saldi liberatori per difendere una tesi, un modo di pensare, di agire o di vivere. La verità è che il calcio resta simile negli anni, ora più che mai andato oltre i propri limiti. E ora, nei momenti di difficoltà, è necessario in prima battuta trovare le risorse positive, contando gli uomini che non devono e non possono dimenticare di non essere appunto un'isola. Il problema è che si pensa, spesso, di essere migliori e mai peggiori degli altri. E a volte basterebbe essere semplicemente empatici anche negli errori e non soltanto quando le cose vanno bene. Prima di vedere come andranno a finire alcune cose sarebbe il caso di tornare a chiedersi chi siamo stati finora e chi siamo, anche perché cosa saremo, sentita l'aria che tira, chissà se lo sapremo mai. Il calcio, nonostante ciò, è comunque un fenomeno da difendere in ogni modo, perché resta un arcipelago di volti ed azioni che allietano milioni di appassionati ogni giornata. E, dunque, cercare di resistere, restando uniti, oltre le colpe e le responsabilità, non sarebbe male per iniziare la risalita verso una nuova credibilità. Non è facile in questo periodo avvelenato e divisivo, ma ci si può provare. A una condizione: senza chiedersi mai per chi suona la campana, perché la campana, come diceva Donne nella sua poesia sermone, suona per te. Chi ha sbagliato pagherà, ma chi pensa di non aver mai sbagliato e di isolare il giudizio, immune da tutto, probabilmente ha commesso, commette o commetterà lo sbaglio più grande.