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Giù il berretto, Matteo fa la storia a Wimbledon

LONDON, ENGLAND - JULY 09: Matteo Berrettini of Italy waves to the crowd as he walks off the court after winning his Men's Singles Semi-Final match against Hubert Hurkacz of Poland during Day Eleven of The Championships - Wimbledon 2021 at All England Lawn Tennis and Croquet Club on July 09, 2021 in London, England. (Photo by Mike Hewitt/Getty Images)

di Stefano Impallomeni. . Berrettini è unico, sensazionale e davvero forte. Come la sua straordinaria famiglia. Una storia iniziata al Nuovo Salario, a Roma, con testa e umiltà. Il successo è di Matteo, il trionfo è dei Berrettini.

Stefano Impallomeni

È una strepitosa notizia, di quelle che riempiono il cuore di gioia e che ti lasciano senza parole, perché oltre l'impresa c'è una storia bella da raccontare. Matteo Berrettini è il primo tennista italiano a volare in finale sull'erba di Wimbledon. Oltre Pietrangeli, oltre tutto, oltre se stesso. Quattro set totali, tre quasi telecomandati contro il polacco Hurkacz. E domenica a Londra la sfida definitiva da seguire dall'inizio alla fine per sapere se sarà il full dei full. Londra, quindi, un pezzo d'Italia, con la variante azzurra che potrebbe darci una fenomenale doppietta. L'Italia a Wembley e Sir Berrettini a Wimbledon. Roba da non crederci anche se è tutto vero. L'impresa di Matteo è gigantesca, perché rapisce persino i più distratti, i non amanti del tennis, trascinandoli in un pathos dimenticato, in applausi scroscianti. La sua è realmente un'impresa tecnica che segue una logica, dopo mesi di tennis di alto livello: il frutto di una crescita feroce e determinata grazie a un concentrato di talento trasformatosi in continuità da grande giocatore. Non è un miracolo. La svolta è forse l'essersi scrollato di dosso un certo buonismo fatalista, molto rassegnato, da posizione. L'allungo nella mentalità e in altri obiettivi, facendo salire il coefficiente di difficoltà. Provare per credere. E poi riuscirci. Da spensierato a fighter, a competitor vero, il passo che lo ha fatto crescere e sbloccare in autostima, in come dominare lo stato emotivo negli incontri importanti. Matteo, dopo il Roland Garros e soprattutto dopo la vittoria nel Queen's, è entrato in un'altra dimensione: quella dei primi al mondo, sapendo bruciare l'erba al pari degli avversari. A Parigi Federer ci aveva avvisati: Matteo è tra i primi giocatori al mondo. Detto dal Re e vistato dal Sir, la sua risposta arrivata puntuale nel torneo più prestigioso del circuito internazionale. Per Matteo ormai non ci sono più limiti, se non quelli mentali. E non esistono più superfici che lo possono inibire. Siamo di fronte a un tennista maturo e consapevole che mulina strategie e colpi diversi in ogni dove e che merita tutta questa attenzione. Una bella soddisfazione per un ragazzo schivo, forse troppo sottovalutato da una parte della critica specializzata più attenta alle potenziali imprese di Sinner che ad altro. Berrettini, invece, s'è preso tutto, o quasi, senza rivendicazioni con la classe dei più forti. Oggi sicuramente è il titolone, il fatto, la storia, il nome che resterà lì nel tennis italiano a Wimbledon, tra i Reali. Berrettini è unico, sensazionale e davvero forte. Come la sua straordinaria famiglia con il papà Luca, elegante, educato e riservato, che gli ha dato sempre consigli giusti e sani, stando sempre un passo indietro, dietro le quinte. È una storia semplice. Iniziata al Nuovo Salario, a Roma, con testa e umiltà, ma con tutto l'equilibrio possibile. Matteo e Luca, gli unici a crederci sempre, in ogni stagione, in ogni partita, decisi a non mollare mai. Un lavoro profondo, serio, silenzioso, fatto insieme nel sentimento. Bravi, complimenti e grazie per questa impresa italiana nella culla del tennis, perché se il successo è di Matteo, il trionfo è dei Berrettini.