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Don’t Cross the Boss – Gasperini: il tempo e il declino, i due ostacoli nella corsa della Dea

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Di Francesco Cavallini. Con le parole dopo il pareggio con la Salernitana, potrebbe aprirsi un'altra era a Zingonia. E non è detto che abbia il volto di Gian Piero Gasperini...

Francesco Cavallini

Il tempo passa e il declino esiste. Parole di Gian Piero Gasperini, tecnico, chissà per quanto ancora, dell'Atalanta. Una storia, quella della Dea, che negli ultimi anni è stata fatta di grandi imprese e sogni una volta impossibili. Da provinciale terribile a protagonista del calcio italiano ed europeo, la società nerazzurra ha fatto il grande salto, finendo anche nelle mani del fondo statunitense Bain Capital. E tutto, o quasi, grazie al Gasp, che ha fatto girare l'ingranaggio che finora all'Atalanta sembrava impossibile oliare al meglio: quello dei risultati. Da quando nel 2016 il tecnico è arrivato al Gewiss Stadium, solo piazzamenti d'onore per la Dea: un settimo, un quarto e addirittura tre terzi posti consecutivi. E un quarto di finale di Champions League, che male mai non fa.

Eppure, da quanto dice il suo condottiero, potrebbe anche essere arrivata l'ora di farsi da parte. Il declino esiste e non è sottolineato solo dalla classifica, che vede i nerazzurri settimi, con vista fino al quinto ma anche al nono posto nelle tre partite che restano. Qualcosa, è evidente, nell'Atalanta non va. Non si può neanche dire che ci sia qualcosa che si è definitivamente rotto, ma di certo l'ingranaggio non gira più come un paio di anni fa, quando la Dea era in grado di spaventare chiunque, persino il Paris Saint-Germain di Neymar e Mbappè. Il declino esiste ed è anche vero che buona parte dei calciatori di questa Atalanta sembra destinata a cambiare aria, chiudendo un ciclo che forse sarà anche irripetibile. I contratti di molti sono in scadenza a giugno o termineranno nel 2023 e sarà impossibile per il club rinnovarli agli stipendi attuali. Dunque, è ora di rivoluzione.

E poi...c'è Gasperini, che questa Atalanta l'ha creata a sua immagine e somiglianza, tanto nel gioco quanto negli atteggiamenti. Ma chissà che non sia lui stesso parte in causa di questo declino, perchè il tempo passa per lui. E il suo modo di gestire una rosa, senza compromessi e con una cattiveria agonistica che trova pochi rivali, alla lunga è destinato a sfibrare i calciatori. Un po' come avviene ai Conte e a quel tipo di tecnici lì, quelli che sanno dare la scossa e trasformare in macchine da guerra squadre che non sembrano in grado di dominare, ma che poi, per carattere, sanno anche essere i propri principali sabotatori, portando alla rottura con il singolo o con l'intera squadra. A Bergamo, finora, si è fatto come ha detto Gasp, persino quando lo scontro è stato con il Papu Gomez, uomo simbolo di questi anni d'oro. O io o lui e la risposta della società ha premiato il tecnico. Ma ora, con le parole dopo il pareggio con la Salernitana, potrebbe aprirsi un'altra era a Zingonia. E non è detto che abbia il volto di Gian Piero Gasperini...