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Don’t Cross the Boss – Carlo…quasi Quinto, un impero in continua espansione ma che sembra non bastare mai

Don’t Cross the Boss – Carlo…quasi Quinto, un impero in continua espansione ma che sembra non bastare mai - immagine 1

Di Francesco Cavallini. Vincendo la Liga (e manca davvero poco), Carlo Ancelotti porterebbe a casa una cinquina quasi impossibile anche solo da immaginare. Eppure, a Madrid nicchiano sulla sua permanenza. Lui, però, non se ne cura troppo...

Francesco Cavallini

E adesso, meglio cominciare a chiamarlo Carlo Quinto. Prima Ancelotti era semplicemente, ma neanche troppo, Re Carlo o Carlo Magno, viste le...conquiste riportate in Italia, Francia e Germania (senza dimenticare l'Inghilterra). Se alla cartina però si aggiunge la Spagna, e classifica alla mano è questione di "quando" piuttosto che di "se", l'Impero del tecnico di Reggiolo comincia a somigliare più a quello del monarca sui cui domini non tramontava mai il sole, piuttosto che a quello carolingio. Dunque, Carlo...quasi Quinto, come cinque sono i campionati in cui l'allenatore del Real Madrid ha lasciato la sua firma. Manca la Liga, ma per non timbrare il cartellino i Blancos dovrebbero fare meno di sette punti in sei partite, nessuna delle quali con una big, mentre le inseguitrici dovrebbero fare bottino pieno.

Dunque, tanto vale prepararsi con un certo anticipo. Vero, il Real si appresta a vincere un campionato che forse non si aspettava fosse così semplice, con un Barcellona nel caos dopo l'addio di Messi e un Atletico, campione nella scorsa stagione, che non ha saputo ripetersi. E se l'avversario più complicato è stato il Siviglia, battuto in rimonta al Sanchez Pizjuan con gol nel recupero del solito Benzema, si potrebbe quasi pensare che quella che sarebbe la Liga numero 35 del Real risulti quasi una formalità. Ma non è stato esattamente così e c'è voluta tutta l'arte di Ancelotti, uno che in carriera ha allenato dieci club e non ha ottenuto risultati solo con Parma, Napoli ed Everton, per far sì che i Blancos girassero a dovere.

Quello che è davvero assurdo è il fatto che in Spagna, nonostante tutto, nicchino sulla sua permanenza. Vero, al Bernabeu non basta vincere e questo a Re Carlo può spiegarlo bene Fabio Capello, due volte campione di Spagna e in entrambi i casi giubilato senza troppi ripensamenti. Ma il fatto che non bastino un campionato ormai quasi portato a casa e una semifinale di Champions League, tra l'altro eliminando il PSG di Messi, Neymar e Mbappè e il Chelsea campione in carica, a garantirgli un futuro a Madrid lascia perlomeno perplessi. Carlo quasi Quinto, però, non se ne cura. Troppe volte in carriera l'hanno dato già per finito e in ogni caso lui ha ricominciato a fare quello che sa fare meglio: vincere. Del resto, gli imperi non ci costruiscono mica in un giorno...