1) Milan, altra sconfitta e situazione molto delicata. Giampaolo deve restare? Quali sono i motivi di un rendimento così scadente?
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Di Stefano Impallomeni. Il campionato lascia in eredità dubbi, interrogativi e curiosità. Ecco le risposte ai quesiti che ha regalato la sesta giornata di Serie A.

Questa volta rispetto alla sconfitta con il Torino c'è un gol subito in più e un dominio dell'avversario costante e palese. La Fiorentina azzera ogni cosa e fa scoppiare la crisi. Il Milan scopre una fragilità preoccupante, espulsione di Bennacer compresa, denunciata dalla virtuosa ed eccellente frenesia viola. È una squadra ingenua, troppo idealista e molto bloccata. In campo si osa poco e si sparisce presto. Non ci sono grandi vecchi e non ci sono giovani rampanti, tranne Leao che sembra avere una marcia in più. Non si percepisce una personalità individuale adeguata a questo livello, ma ci sono buoni giocatori che se indirizzati bene potrebbero comporre un gruppo non così deprecabile. La maggior difficoltà di Giampaolo è presumibilmente quella di affrontare per la prima volta una piazza così esigente e che trasuda storia con tanto di blasone pesante da sopportare. È un noviziato rossonero complessivo. Non è tutto, ma è abbastanza per capire dove si sta. Allenare al Milan non è sufficiente, è forse l'ultima cosa di cui veramente preoccuparsi. Urgono scelte corrette e i paragoni con il passato uccidono il presente che stenta a rivelarsi: pratica inutile per cercare di tornare competitivi. Serve una sintesi immediata per giungere a una normalità utile, eludendo concetti ambiziosi di gioco che non si possono metabolizzare in poco tempo. Il Milan non sarà uno squadrone, ma ha calciatori giovani di talento, di prospettiva, e per nulla sprovveduti. È un gruppo giovane in cui la guida tecnica deve fare una differenza sostanziale. La scelta della dirigenza è stata in questo senso. Ci sono le responsabilità di tutti, ma soprattutto è evidente una responsabilità tecnica. È, insomma, più una crisi tecnica che altro. Giampaolo è bravo, ma serve semplificare scegliendo un undici, più o meno, di base. Le cose semplici sono sempre le più difficili da fare.
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