Sarri si sta appoggiando un po' troppo su Ronaldo, lui che ha sempre privilegiato il collettivo?
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Di Stefano Impallomeni. Il campionato lascia in eredità dubbi, interrogativi e curiosità. Ecco le risposte ai quesiti che regala la ventesima giornata di Serie A.

Cr7 mette il turbo e fa volare la Juventus in testa alla classifica a +4 sull'Inter. 11 reti nelle ultime 7 partite di campionato e decisivo con una doppietta contro il Parma. In Italia Cr7 non aveva mai fatto così bene e l'età che avanza non sembra essere un ostacolo ma piuttosto un limite da abbattere, con cui convivere e perennemente confrontarsi. La questione non è tanto relativa a un ipotetico appoggio di Sarri nei suoi confronti e di una latitanza del collettivo. Semmai è un discorso più sottile e riguarda altro. Cr7 è insostituibile a prescindere e per ora la sua presenza consolida il percorso di crescita della squadra verso un altro modo di pensare e di fare, o almeno il tentativo da parte dell'allenatore di indirizzare il gioco molto lontano dalla propria area di rigore. Il "conflitto" è ideologico non tanto tra Cr7 e Sarri quanto tra Sarri e l'idea di difendere troppo bassi davanti al proprio portiere che forse ha qualcun altro. Cr7 è alleato con questo tipo di mentalità ma poi in un insieme conta una storia che parte da lontano.
La Juventus ha una mentalità di tanti anni, difficile da estirpare e vince le partite più alla sua maniera che non in quella che vorrebbe Sarri. Ha una praticità direttamente alla sua storia vincente specialmente in Italia. Ci vuole tempo e al momento è un compromesso non del tutto esplicito, faticoso, che non soddisfa fino in fondo l'allenatore e che alla lunga sarà chissà quanto logorante. Si fa a tratti quello che vuole l'allenatore, ma poi scattano altre istanze che hanno scaturito vittorie e certezze. Alla Juventus conta soltanto vincere, non dare per forza spettacolo, e ci vuole tempo per le rivoluzioni, per cambiare pelle, per il palleggio oltre misure di sicurezza, per un attacco ad oltranza. Cr7 mantiene ugualmente il potere, Sarri lo accetta e lo controlla sapientemente, ma la squadra in alcune situazioni sceglie vie più sicure. Il portoghese è il punto di riferimento, in ogni espressione di gioco, la garanzia totale del fine, il massimo del mezzo per cui arrivare allo scudetto. Insomma, un ottimo appoggio dentro e fuori dal campo con la squadra accanto, che lotta e vive con e per lui. Sarri attende alcune trasformazioni. Vedremo cosa succederà in questo equilibrio di forze, dove si sposterà la filosofia di base e l'orizzonte bianconero. È una Juve già forte, potrebbe essere fortissima, ma ancora non lo è forse per questo motivo.
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