Ma è veramente tramontata l’idea di una Superlega, del campionato ad inviti riservato ai più ricchi club europei, che avrebbero così potuto sfruttare il loro appeal mediatico in un torneo giocato fra loro? Probabilmente sì, ma ancora si debbono contare i cocci. Una vicenda che ha lasciato molti strascichi, anche giudiziari. Proprio questi, se all’apparenza sembrano trascurabili, potrebbero non far dormire sonni tranquilli ai vertici dell’UEFA.


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Superlega, non è finita: ecco i possibili sviluppi legali…

LEEDS, ENGLAND - APRIL 19: Fans hold up a protest banner against Liverpool FC and the European Super League outside the stadium prior to the Premier League match between Leeds United and Liverpool at Elland Road on April 19, 2021 in Leeds, England. Sporting stadiums around the UK remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Clive Brunskill/Getty Images)
Di Francesco Paolo Traisci. Ma è veramente tramontata l’idea di una Superlega, del campionato ad inviti riservato ai più ricchi club europei, che avrebbero così potuto sfruttare il loro appeal mediatico in un torneo giocato fra loro? Forse...
Il ricorso al tribunale di Madrid
E allora parliamone di queste vicende giudiziarie. Tutto è iniziato con il ricorso di urgenza promosso dal Real Madrid (o dal Real e dal Barcellona, con o senza altri club coinvolti, poco importa) dinanzi al Tribunale commerciale di Madrid per evitare le sanzioni presenti future che l’UEGA e le rispettive Federazioni nazionali avrebbero potuto comminare loro per la partecipazione ad una competizione non autorizzata. Ed il Tribunale aveva accolto la richiesta vietando all’UEFA (ma anche alle singole Federazioni nazionali) di sanzionare o, addirittura, di ostacolare, la creazione e la partecipazione alla Superlega. Sennonché, come è apparso subito evidente, questa pronuncia è apparsa particolarmente debole per svariati motivi, tanto che, si è continuato allegramente a parlare di sanzioni e, l’UEFA, ma anche le singole federazioni nazionali, hanno iniziato a prevedere nei propri regolamenti clausole che impedirebbero la costituzione di una Superlega o ne penalizzerebbero i partecipanti con l’esclusione dai rispettivi campionati nazionali.
I punti critici del parere del tribunale
Questo perché la pronuncia del giudice spagnolo presenta tre punti fortemente critici. Cerchiamo di semplificare. Il primo è quello dell’efficacia e, prima ancora, della giurisdizione. Su quali basi un tribunale spagnolo può disciplinare un rapporto fra delle società spagnole e due enti svizzeri, l’UEFA e la FIFA e su che basi poi la sua decisione potrà essere imposta a questi ultimi? E poi come potrebbe il giudice ordinario entrare nel merito delle sanzioni sportive eventualmente comminabili dal giudice sportivo, superando la barriera fra giurisdizione sportiva e giurisdizione ordinaria e quindi il limite dell’autonomia privata e della libertà di associazione che caratterizza il movimento sportivo?
Il secondo, corredato al primo, riguarda la provvisorietà della pronuncia del tribunale. Quello del Tribunal Mercantil è un provvedimento d’urgenza, di una sorta di scudo, preso in attesa di stabilire, all’esito di un ordinario procedimento, chi ha ragione e chi ha torto. Un provvedimento preso inaudita altera parte, ossia in assenza di contraddittorio e con cognizione sommaria, ossia solo con gli argomenti delle società e senza sentire la difesa dei convenuti. C’è stata una richiesta di provvedimento ed in base al fumus boni iuris (ossia alla impressione che ci sia un diritto) ed all’urgenza, questo è stato preso ma deve essere confermato da un ulteriore pronuncia, questa volta presa con un contraddittorio fra le parti.
E proprio in relazione al procedimento ordinario, che necessariamente segue quello d’urgenza, appare la terza, e più pesante, crepa nel provvedimento attuale: quella del diritto europeo. In base ai Trattati, l’unico soggetto che può interpretare il diritto comunitario è il giudice comunitario stesso. Il giudice nazionale (quello spagnolo in questo caso) si deve limitare ad applicarlo, nei casi in cui la regola comunitaria sia chiara e non abbia bisogno di essere interpretata. E qui non è certo il caso. Si chiederebbe anzi un’interpretazione audace ed innovativa della normativa antitrust che sino ad oggi nemmeno la Corte Europea ha dato.
Palla alla Corte Europea
E allora, inevitabilmente, la palla passa alla Corte Europea di Giustizia. Come deciderà? La questione è se l’UEFA e sopra di lei la FIFA (ed a cascata le singole federazioni nazionali) possono regolare tutto il movimento calcistico, organizzando i propri tornei e fornendo la propria approvazione ad ogni ulteriore competizione, ossia se la clausola nei vari statuti che prevede l’imprescindibile approvazione di ogni competizione non ufficiale, pena sanzioni disciplinari all’interno delle competizioni ufficiali per i partecipanti sia lecita oppure se sia una violazione dei principi antitrust. E la questione potrebbe essere riproposta per le altre discipline sportive ma per la stessa CIO ed i comitati olimpici nazionali.
I pareri a favore della UEFA
E la rivista OFF the Pitch ha chiesto il parere di alcuni esperti, secondo i quali la federazione europea, sulla carta, sembrerebbe la favorita, potendo vantare solide basi nella battaglia legale contro la nuova competizione ed in generale a difesa dell’autonomia dello sport. La richiesta di protezione della Superlega non dovrebbe venire accolta e verrebbe invece confermata la facoltà della UEFA di proteggere le proprie competizioni. Questo il parere di Katarina Pijetlovic, ricercatrice ed esperta di legislazione sportiva comunitaria presso l’università di Manchester, che ha dichiarato: “La UEFA regola l’accesso alle competizioni europee e il mercato organizzativo e, come la Corte ha confermato in altri casi, questa è una regolare funzione di un organo direttivo. Non prevedo che la Corte si esprima diversamente. L’autorità della UEFA per consentire o vietare l’accesso al mercato sarà probabilmente confermata”.
Dello stesso avviso il Prof. Weatherill, professore di diritto europeo presso l’Università di Oxford ed autore di un famoso manuale di diritto sportivo europeo, che ha sostenuto che sarebbe la Superlega ad essere contraria ai principi comunitari: essendo un campionato chiuso, essa minerebbe infatti l’integrità e la struttura del calcio europeo, aspetto protetto direttamente dalle leggi dell’Ue. “Integrità nel calcio europeo significa campionati aperti con promozioni e retrocessioni. Implica la qualificazione per merito e certamente non include 12 club che partecipano solo per il loro nome e la loro storia. La UEFA può sostenere che stanno semplicemente proteggendo l’integrità dello sport, qualcosa che ritengo essere direttamente riconosciuto dal diritto dell’Unione Europea”, ha dichiarato il professore.
Meno condivisibile appare il parere degli esperti che ritengono che la UEFA debba comunque valutare attentamente le sanzioni nei confronti dei ribelli: sia le multe pesanti che le minacce di esclusione dalle competizioni europee potrebbero, secondo loro essere una violazione delle leggi comunitarie. A mio avviso invece, impedire all’UEFA di punire le violazioni con sanzioni interne (ossia multe ed esclusioni da competizioni) si rivelerebbe nocivo proprio nei confronti del ruolo di ente preposto alla disciplina del movimento calcistico, riconoscendole un ruolo ma non gli strumenti per imporlo e difenderlo contro le eventuali trasgressioni. Nell’autonomia dello sport è anche prevista quella della giustizia sportiva, la famosa autodichia, che consente ai suoi organi di sanzionare, sul piano sportivo, i comportamenti che violano le regole dell’ordinamento sportivo. Certo ci vuole misura e non pene esemplari e come tali sproporzionate e, forse, il contenzioso ormai acceso serve proprio per negoziare una “giusta pena”!
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