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Nuova Champions, le Leghe Europee dicono no al calendario extralarge e alla qualificazione via ranking

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Di Francesco Paolo Traisci. I membri delle Leghe Europee hanno ribadito la loro ferma posizione su due importanti questioni: numero massimo di partite nella fase a gironi e posti in Champions via ranking: quali prospettive?

Francesco Paolo Traisci

La Champions League 2023/2024 sarà l’ultima edizione con l’attuale formula. Infatti, dalla stagione successiva si passerà a una competizione a 36 squadre, quattro in più rispetto all’anno prima, con l’abolizione della fase a gironi sostituita da un torneo con una classifica unitaria in cui ciascun club si confronta con gli altri. Non tutti, certo, ma alcuni. 

Il progetto della nuova Champions

Nel progetto originale, ogni squadra, con un sorteggio casuale, avrebbe giocato un totale di 10 partite: cinque in casa e cinque in trasferta. In base al punteggio raccolto in questa prima fase sarebbero stabilite le posizioni della fase successiva. Le prime otto in classifica si sarebbero qualificate direttamente alla fase a eliminazione diretto, mentre sarebbero stati previsti degli spareggi, in partite andate e ritorno, dalla nona alla ventiquattresima posizione, i cui vincitori sarebbero andati a raggiungere i primi otto già qualificati, sempre con scontri di andata e ritorno. E di lì via fino alla finalissima, giocata, evidentemente, in campo neutro, in sede scelta dall’UEFA. In tal senso, sarebbero già stati stabiliti i criteri del sorteggio: le 36 squadre che prenderanno parte al torneo con il nuovo format saranno divise in quattro fasce differenti, come accade oggi. La novità risiederebbe nel fatto che ogni squadra incontrerà due rivali di ogni fascia, senza sfide di andata e ritorno.

La protesta delle Leghe Europee: il calendario...

Ma non tutti sono d’accordo. Anzi!Qualche giorno fa si ètenuta ad Istanbull’assemblea generale della leghe europee, con la presenza di 30 leghe di calcio professionistiche e associazioni di club di 30 paesi diversi. E, durante la riunione, i membri delle Leghe Europee hanno ribadito la loro ferma posizione contraria su due importanti questioni relative alla riforma delle competizioni UEFA per club. Innanzitutto sulla questione relativa al calendario. Le 10 partite per ogni squadra della prima fase sono sembrate troppe, visto che il calendario appare già saturo di impegni. Ed hanno indicato in otto le gare che ritengono giusto siano disputate da ciascuna. Già questo comporterà un aumento di oltre il 50% del numero totale di partite da giocare in una singola edizione della principale competizione europea. Fare di più rischierebbe di danneggiare ulteriormente le competizioni nazionali e la stragrande maggioranza dei club in Europa, a beneficio dei pochi che dovessero andare avanti nella competizione.

I posti attraverso il ranking

Il secondo punto di discussione è quello relativo alle modalità di qualificazione. Non è stato ritenuto corretto assegnare almeno due dei posti aggiuntivi in base al ranking UEFA degli esclusi per i risultati sportivi ottenuti nel proprio campionato nazionale. I quattro posti aggiuntivi dovrebbero così essere assegnati solo ed esclusivamente tramite la qualificazione diretta dalle stagioni dei campionati nazionali. Le leghe europee sono fermamente contrarie all’introduzione del cosiddetto sistema European Performance Spot Coefficient, che rappresenterebbe una seconda opportunità ingiustificata di partecipare alla Champions per quei grandi club che non siano riusciti ad ottenere la qualificazione diretta attraverso il loro campionato nazionale. Quello trovato sarebbe stato infatti un “escamotage” per accontentare le big che non fossero state state in grado di qualificarsi in base ai risultati della stagione nel proprio campionato. Un modo per cercare di trovare un accordo con le big, che avevano più o meno corteggiato l’idea di una Superlega ad inviti, per garantirsi reciprocamente la possibilità di scontrarsi fra loro in match dall’alto appeal mediatico. 

Ma, secondo le Leghe Europee, i meriti sportivi nei campionati nazionali devono essere l’unica modalità di accesso alle competizione europee. Questo è un principio chiave del modello sportivo europeo che non può essere, secondo loro, compromesso, nemmeno in minima parte… Un ulteriore chiusura anche di principio verso l’ECA e le big, con un’apertura, invero contenuta, solo all’aumento del numero di gare, richiesto soprattutto ai fini di una migliore commercializzazione dei diritti audiovisivi. Basterà per accontentare chi aveva puntato su di un torneo continentale solo fra big come panacea contro la crisi economica del movimento calcistico?