La Serie A tira la cinghia. E, nell’ottica del contenimento dei costi, va avanti la trattativa per il taglio degli stipendi dei calciatori. Ne avevamo parlato in precedenza: molti club avrebbero chiesto ai propri calciatori un sacrificio e le loro richieste sarebbero divenute comuni tanto da diventare oggetto di discussione all’interno della Lega. E dopo l’iniziale irrigidimento del sindacato calciatori, la Lega aveva chiesto l’intervento della FIGC. FIGC che, nell’impossibilità (o comunque nella scarsa praticabilità) di una soluzione autoritativa, di una imposizione, e volendo mantenere la propria neutralità, si è fatta promotrice di un tavolo di mediazione con le parti interessate. Ed ecco i primi riscontri: i club hanno ufficialmente portato avanti la loro richiesta ai calciatori di rinunciare a due mensilità della stagione 2020/21.


diritto effetto
La Serie A tira la cinghia: si pensa a tagli supplementari per stipendi più alti e buonuscite degli allenatori
Di Francesco Paolo Traisci. La Serie A chiede un taglio di due mesi ai giocatori e propone una nuova formula anche per il salary cap. E si pensa anche a un accordo collettivo con l'AIA per evitare di pagare laute buonuscite agli allenatori...
Super-stipendi
E, secondo qualche commentatore, si potrebbe raggiungere un compromesso, scendendo a un mese, che comunque sarebbe un sollievo per le casse di molti club prosciugate da tutte le conseguenze derivanti dall’emergenza Coronavirus. Ed inoltre a prescindere dal taglio, i club avrebbero anche chiesto ai giocatori ed agli allenatori più pagati un contributo supplementare, riducendo le spese per i loro maxi-ingaggi. Nulla di ancora specificato: non sono stati identificati quali stipendi siano da considerarsi super e quindi dove porre la soglia oltre la quale un tesserato venga considerato super-pagato. I club non lo hanno fatto ed hanno chiesto all’AIC di farlo, ponendo a carico del sindacato al decisione sui “sacrifici” da far fare ai propri aderenti. Una sorta di salary cap in salsa nostrana!
Le buonuscite agli allenatori
Ed infine si è parlato di un nuovo accordo collettivo della Serie A per gli allenatori, che contenga clausole per la riduzione dei costi per i club. In particolare, fra le proposte ci sarebbe anche quella di inserire delle regole volte a ridurre gli indennizzi dovuti agli allenatori per il recesso del contratto da parte della società. È bene noto infatti che quando un tecnico è sotto contratto, la società, anche se lo solleva dalla guida tecnica della squadra, deve continuare a pagarne lo stipendio, fino al termine del contratto. E, molte volte, si cerca un accordo economico con l’allenatore che non svolge più la sua attività tecnica per la società, accordo che passa attraverso la corresponsione di una somma, spesso significativa, parametrata allo stipendio residuo (ossia agli anni rimanenti di contratto e all’ammontare dello stipendio mensile). E, a volte, si tratta (come, di recente, nel caso di Conte) di forti somme che i club devono corrispondere ai tecnici che hanno sotto contratto per terminare un rapporto che si è deteriorato, somme che spesso incidono fortemente sul budget delle società che vuole cambiare guida tecnica, anche perché vanno a sommarsi allo stipendio garantito al nuovo tecnico.
Tentativo di contenimento
Certo, in alcuni casi l’allenatore ha interesse a trovare un accordo con la società, per potersi lanciare in una nuova avventura e deve quindi a sua volta aspettare di essere “liberato”, chiudendo il contratto pregresso, ma altre volte non ha nessun interesse in tal senso e non ha quindi nessuna fretta di rinunciare ad uno stipendio certo e regolare. E così, sempre nell’ottica del contenimento dei costi, si vorrebbe cercare di introdurre una clausola che facesse risparmiare i club quantificando questa buonuscita in base a parametri di contenimento. Si tratterebbe, sia nel caso del taglio degli stipendi sia delle altre misure, di sacrifici che i club chiedono ai propri dipendenti, nello spirito che tutti debbono contribuire per rendere il movimento sostenibile. Basterà?
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