Ma è davvero finita la guerra del CONI, quella combattuta per l’autonomia del movimento sportivo dai condizionamenti della politica e del Governo? Una guerra iniziata con la riforma che aveva trasformato la CONI Servizi Spa, una società per azioni controllata interamente dal CONI, in Sport e Salute, una società emanazione del Governo, alla quale era stata affidata la distribuzione dei fondi stanziati per lo sport, lasciando al CONI un budget minimo destinato solamente alla sua funzione di rappresentanza dello sport a livello internazionale. Una riforma contrastata, controversa e più volte messa in discussione proprio perché perdendo la cassa, l’ente esponenziale del nostro movimento sportivo avrebbe perso anche la propria autonomia. Ed allora ecco scendere in campo il CIO, le minacce di non vedere i colori azzurri rappresentati alle olimpiadi, con gli atleti che avrebbero gareggiato a Tokyo senza inno e senza bandiera.


diritto effetto
La guerra del CONI è finita? E chi ha vinto tra il Comitato Olimpico e Sport e Salute?
Di Francesco Paolo Traisci. Ma è davvero finita la guerra del CONI, quella combattuta per l’autonomia del movimento sportivo dai condizionamenti della politica e del Governo?
Il nuovo Decreto legge e i problemi non risolti
Questo pericolo era stato scongiurato con il Decreto legge n. 5 del 29 gennaio 2021, ma erano rimasti inalterati mille problemi mai risolti. Si perché la certo importante questione della ripartizione delle competenze fra CONI e Sport e Salute, della linea di confine fra le attività dei due enti era rapidamente passata in secondo piano di fronte alla necessità di distribuire oltre alle competenze sulla carta il patrimonio destinato allo svolgimento di tali attività, in particolare per quanto riguarda il personale (e quindi i soldi per pagare i loro stipendi) ed i beni strumentali. Se, in passato, da quando è nata la CONI e Servizi S.p.a, il CONI si era avvalso del personale di quest’ultima (anzi, questa era nata proprio a questo fine, per alleggerire il CONI dai costi del personale, inquadrato nei rapporti di pubblico impiego), dopo la sua trasformazione in Sport e Salute, il CONI ha rivendicato l’assegnazione di un personale proprio, non volendo più legarsi, con il contratto di servizio all’ente governativo. E poi rimaneva da dirimere la questione di alcuni beni da destinare all’uno o all’altro. E, finalmente, è arrivato il decreto di attuazione, che, fra i vari punti, prevede la definizione della vicenda legata al "Personale Coni" e regolamenta il trasferimento dei beni immobili da Sport e Salute spa al CONI.
Il personale
Per quanto riguarda il personale, il decreto n. 5 fissa in 165 unità di cui 10 funzionari, la dotazione organica del CONI, lasciando al personale di Sport e Salute che già presta servizio presso il CONI in regime di avvalimento, la scelta se trasferirsi nel ruolo del personale del CONI con qualifica corrispondente a quella attuale, oppure restare alle dipendenze di Sport e Salute S.p.A., mentre per la restante parte, il decreto attuativo ha incaricato il CONI di avviare, entro la fine dell’anno corrente, le procedure concorsuali al fine di poter completare la propria pianta organica. Quindi lasciando al CONI la libertà di assumere il proprio personale attraverso concorsi interni per il personale attualmente di Sport e Salute. A chi converrà andare al Coni e a chi converrà restare a Sport e Salute? Dipenderà dalle scelte di ciascuno. E poi di indire concorsi per assumere il restante personale.
I beni immobili
Per quanto riguarda i beni, il DPCM "Immobili" invece ha previsto il trasferimento al CONI, così come previsto dal DL n.5, della proprietà, oltre che del Villino "Onesti" al Parco del Foro Italico, anche dei Centri di Preparazione Olimpica "Bruno Zauli" di Formia, quello di Tirrenia ed il "Giulio Onesti" di Roma, all'interno del quale Sport e Salute spa fruirà, a titolo gratuito, dei locali destinati alla Scuola dello Sport ed alla Biblioteca dello Sport. Secondo il regolamento, quindi, la Scuola dello Sport e la Biblioteca dello Sport, che sono all'interno del Centro di preparazione olimpica 'Giulio Onesti', saranno fruibili gratuitamente da Sport e Salute. "La proprietà è del Coni – ha specificato Malagò - ma deve riconoscere la disponibilità gratuita dei locali a Sport e Salute. Vorrà dire che troveremo nuovi luoghi. I libri di Onesti? Troveremo un luogo dove fare una biblioteca di Onesti da un'altra parte, magari affitteremo un locale...". Qui però si la faccenda comincia a complicarsi. Se i locali, inseriti in un complesso di proprietà del CONI, le cui mura sarebbero quindi ugualmente di proprietà del CONI, sono stati concessi gratuitamente a Sport e Salute, cosa ci dovrebbe fare quest’ultima se non la gestione della Scuola dello Sport e della Biblioteca che vi si trovano? Un aspetto che meriterebbe di essere chiarito.
L'Istituto di Medicina dello Sport
Il problema maggiore è poi rappresentato dal conteso Istituto di Medicina dello sport, gioiello dell'Acqua Acetosa. Per il CONI spetterebbe a lui. "Non ci sono se e ma. L'istituto è del Coni, lo gestiremo noi come fin da quando esiste. Le persone che ci lavorano sono tutte nate con il Coni e formate dal Coni. Lì si fanno le visite di idoneità a tutti gli atleti, le responsabilità sotto il profilo legale e penale sono del Coni". Di diverso avviso è apparso Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute, secondo il quale “le norme confermano che l'Istituto di medicina dello Sport rimane a Sport e Salute”. E, se i locali dove si svolge la sua attività sono stati assegnati al CONI, “cerchiamo ora un accordo locali”. Questa la sintesi della lettera recapitata qualche giorno fa al numero 1 del CONI. Certo incastri complicati, fra proprietà dei locali e gestione delle strutture. Non si poteva fare di meglio?
Altri terreni di scontro
Altro terreno di scontro è il logo dei due Enti, con Sport e Salute che avrebbe continuato ad utilizzare il marchio che spetterebbe al Coni. Ma ora che la Vezzali avrebbe invitato Cozzoli ad individuare un logo per Sport e Salute entro giugno, la questione pare risolta. È veramente finita la guerra? Non credo proprio perché i due organismi sembrano porsi su posizioni antitetiche su tutto e di argomenti su cui litigare ce ne saranno sempre. Il problema è quello, a monte, della scarsa chiarezza nelle determinazione di chi fa che cosa all’interno del movimento sportivo, problema che ancora non appare superato, con situazioni di imbarazzo che coinvolgono gli stessi esponenti del mondo sportivo, come ad esempio il progetto Legends (del quale Sport e Salute rivendica la ideazione ma che il CONI pretende controllare), e finché non si farà una linea netta fra le competenze dei due enti, i motivi di attrito saranno all’ordine del giorno!
Al di là di questo, però, la cassa è rimasta a Sport e Salute. Il CONI ha il suo stanziamento direttamente dal Governo, senza passare da Sport e Salute ma il resto rimane sotto il controllo di quest’ultima. Lo ha specificato lo stesso sottosegretario allo sport Valentina Vezzali alla Camera, nell'audizione del 6 maggio, quando parlando di Sport e Salute disse: "La Società ha la decisiva funzione di ripartire i contributi pubblici destinati agli organismi sportivi, oltre che di vigilare, per conto dell’Autorità di Governo, sulla corretta gestione degli stessi e su un utilizzo coerente con le politiche pubbliche in materia di sport, anche attraverso il monitoraggio e la 16 misurazione delle attività, e di semplificare la vita di Federazioni, Enti di promozione e altri Organismi sportivi, fornendo – anche attraverso l’Istituto di medicina dello sport e la Scuola dello Sport – quei servizi che consentano agli stessi di ridurre la burocrazia, razionalizzare i costi e concentrarsi sullo sport".
E allora alla fine, chi ha vinto?
© RIPRODUZIONE RISERVATA