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Il Franchi riqualificato grazie al PNRR: un’occasione che solo Firenze ha saputo sfruttare

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Di Francesco Paolo Traisci. Mentre a Roma, Milano, Bologna e altre città i nuovi stadi avanzano a fatica nel rapporto burrascoso tra club, amministrazioni comunali e burocrazia italiana, a Firenze c’è un caso che ha seguito una strada...

Francesco Paolo Traisci

Quella del PNRR, il famoso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, fondi comunitari, integrati con fondi italiani, destinato a modernizzare le nostre infrastrutture, la nostra pubblica amministrazione e gli investimenti, è una opportunità da non perdere… Un fiume di denaro (le cifre ufficiali parlano di oltre 191 miliardi di euro) che arriverà e che deve essere speso bene.

Il nuovo Franchi

Una parte di quei fondi sarà utilizzata per riqualificare lo stadio Franchi, di proprietà del Comune, che poi il sindaco Nardella affiderà alla Fiorentina. Il sindaco ha così convinto il patron dei viola Rocco Commisso, che inizialmente aveva intrapreso la strada di costruire un impianto nuovo di proprietà della società. Sulla spinta del sindaco Dario Nardella, 95 milioni di euro di fondi pubblici derivanti dal PNRR saranno destinati alla riqualificazione sulla base del valore storico-architettonico dell’opera e della sua importanza per il patrimonio culturale del Paese.

Sì, perché si tratta di soldi pubblici, che il Comune ha deciso di utilizzare per ristrutturare il proprio impianto sportivo. E di impianti sportivi da ristrutturare ce ne sarebbero veramente tanti, uno in quasi tutti i comuni italiani. Ma le nostre amministrazioni comunali non hanno né i fondi né la competenza, la volontà e l'interesse a ristrutturare il proprio impianto. E allora cercano di darlo in gestione alla squadra locale, ma con una serie di vincoli ed obblighi che spesso scoraggiano ogni tipo di iniziativa. Si tratta infatti di garantire l’accesso a tutti, per l’esercizio di ogni tipo di attività sportiva, e così oltre al calcio anche l’atletica leggera con le sue molteplici discipline. Dunque, pochi hanno percorso questa strada. 

Gli stadi di proprietà nelle altre città

Molti stanno invece provando a costruirsi lo stadio di proprietà, confrontandosi con i molteplici lacci e lacciuoli imposti dalla burocrazia. Ne sanno qualcosa a Roma, fronte Roma e fronte Lazio, in cui peraltro c’è la situazione particolare con uno stadio, l’Olimpico, in cui giocano i due club cittadini, che è di proprietà del CONI, e uno di proprietà comunale, il Flaminio, in stato di completo abbandono, malgrado l’alto valore architettonico. Ma anche a Bologna, con il patron Saputo sempre in attesa, e a Milano, con Inter e Milan in costante dialogo con il sindaco Sala con scarsi risultati concreti. 

Il PNRR avrebbe potuto rappresentare un’occasione. Certo, si tratta di fondi europei, che devono essere inseriti in un quadro ben preciso. Per lo sport è previsto un miliardo, di cui 300 milioni per la ristrutturazione e la messa in sicurezza di 400 palestre scolastiche e 700 per l’impiantistica. Ma con dei paletti e non di poco conto: per i comuni con oltre un milione di abitanti (come Roma e Milano), infatti, il tetto di spesa è di 18,5 milioni di euro. Decisamente troppo pochi per uno stadio per un club di Serie A. Basti pensare che la ristrutturazione del Flaminio a Roma in chiave Olimpiadi 2024 era stata stimata in 45 milioni di euro. E proprio il Flaminio sembrava poter rientrare negli interventi da realizzare attraverso il PNRR, anche perché porta, come il Franchi, la firma dell’ingegnere Pier Luigi Nervi. Al contrario, lo stadio di Firenze sarà l’unico impianto sportivo presente nella lista dei 14 interventi del «piano per i grandi attrattori culturali»

Paletti superati

Evidentemente il Sindaco Nardella ha trovato il modo di superare tali paletti, probabilmente combinando i fondi per lo sporte con quelli per la cultura che arrivano dal Ministero della Cultura,  in modo da mettere a disposizione del club della sua città un impianto che sarà all’avanguardia. Un vantaggio per il club non solo economico ma anche relativo al meccanismo virtuoso che riguarda la velocità nella realizzazione dell’opera, visti gli stringenti paletti imposti. Si tratta, tuttavia, di un caso a parte: all’interno del PNRR sportivo, infatti, sarà l’unico stadio su cui sarà possibile intervenire. 

Solo Firenze è riuscita a cogliere l’occasione. E, al di là delle critiche di chi ritiene che non sia corretto utilizzare i fondi del PNRR per tali iniziative, un plauso va al sindaco Nardella che con la scarsità di risorse per lo sport nostrano ha saputo trovare i fondi necessari per ristrutturare il proprio stadio comunale, nella giusta convinzione che, sicuramente, lo famosa ricerca della sostenibilità nello sport parte anche dalla disponibilità di strutture idonee.