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Il Fair Play: valore imprescindibile e caratterizzante dello sport

Di Francesco Paolo Traisci. Il concetto di fair play (“gioco corretto”) è una serie di norme dettate da un codice di comportamento che mette al primo posto il rispetto di sé stessi, degli altri e delle regole. E la lealtà, oltre a essere...

Francesco Paolo Traisci

Questa settimana si stanno disputando i campionati universitari. Come titolare della cattedra di Diritto dello Sport ho avuto l’occasione di partecipare insieme al dott. Guido Cavaliere, Delegato Regionale del CONI per il Molise, ed al Prof. Fiore Fontanarosa, mio allievo e docente del mio stesso Ateneo molisano, ad un dibattito su di un tema fondamentale nella disciplina sportiva: quello del Fair Play ossia, secondo una traduzione comune, della Lealtà sportiva. Si tratta di un tema centrale nel movimento sportivo che fornisce spunti di notevole pregio per illustrare il sistema della giustizia sportiva, che su di esso si fonda. Un tema per chiarire le differenze e le interazioni fra la giustizia sportiva e quella ordinaria, civile, penale, amministrativa e contabile, che sia.

FAIR PLAY - Sappiamo tutti che i valori della correttezza sportiva e della sana competizione, il riconoscimento del dovuto onore a chi è stato più bravo, non sono acquisizioni solo recenti. È vero che è solo nell’Ottocento che in Inghilterra nasce il concetto di fair play (“gioco corretto”), cioè una serie di norme dettate da un codice di comportamento che mette al primo posto il rispetto di sé stessi, degli altri e delle regole. Questo concetto, applicato inizialmente nelle competizioni sportive, si è quindi diffuso (ma purtroppo non sempre è stato applicato) anche nei rapporti sociali e in politica, perché il fair play è ormai considerato un modo di pensare, non solo un modo di comportarsi. È molto di più che giocare nel rispetto delle regole, perché incorpora i concetti di amicizia, di rispetto degli altri e per l’avversario e di spirito sportivo. Ma è altrettanto vero che lo sport nasce proprio dai “tornei” fra nobili e cavalieri che, al di fuori dalle battaglie, si misuravano fisicamente nell’equitazione, nella scherma ed in altre discipline, con regole precise e con il rispetto dell’avversario. Un retaggio della “cavalleria” nei rapporti sociali e nei confronti fisici che ritroviamo nello sport moderno!

 (Photo by sampics/Corbis via Getty Images)

LEALTÁ - In particolare il punto 6 dei Principi fondamentali della Carta olimpica, statuto dell’ordinamento sportivo internazionale, recita testualmente: “Le società e le associazioni sportive sono soggetti dell’ordinamento sportivo e devono esercitare con lealtà sportiva le loro attività, osservando i principi, le norme e le consuetudini sportive, nonché salvaguardando la funzione popolare, educativa, sociale e culturale dello sport”. Il Fair play, o lealtà sportiva, è quindi un valore spirituale che consente di individuare i connotati benefici dello sport ed il suo rispetto è ciò che attribuisce un alto riconoscimento sociale e morale allo stesso movimento sportivo, partendo dai dirigenti e coinvolgendo gli atleti, in particolare quelli che praticano l’attività sportiva ai più alti livelli, che devono rappresentare per molti giovani dei modelli di riferimento ed hanno dunque una grande responsabilità nei loro confronti. Loro per primi devono fornire sani modelli comportamentali e metterli in pratica durante lo svolgimento dell’attività sportiva.

 Pierre de Coubertin

Pierre de Coubertin

SPIRITO SPORTIVO - Il lato educativo, formativo e sociale dello sport si mostra in tutta la sua forza soltanto quando il fair play viene posto al centro dell'attenzione di tutti, praticanti e non, mentre lo sport perde questo ruolo se (o quando) il fair play viene considerato solamente un concetto marginale. Al Fair Play deve essere dunque attribuita la massima priorità da parte di coloro che, direttamente o indirettamente, favoriscono e promuovono esperienze sportive. In definitiva il fair play è lo spirito sportivo, ed è ciò che deve distinguere lo sport da altre forme di interazione e convivenza sociale. 

Tanto che nel 1975 il C.I.F.P. (Comitato Internazionale Fair Play) ha pubblicato “La Carta del Fair Play”, un decalogo di comportamenti che manifestano Fair Play. Eccoli:

  • Fare di ogni incontro sportivo, indipendentemente dalla posta e dalla importanza della competizione, un momento privilegiato, una specie di festa;
  • conformarmi alle regole e allo spirito dello sport praticato;
  • rispettare i miei avversari come me stesso;
  • accettare le decisioni degli arbitri o dei giudici sportivi, sapendo che, come me, hanno diritto all'errore, ma fanno tutto il possibile per non commetterlo;
  • evitare le cattiverie e le aggressioni nei miei atti, e mie parole o miei scritti;
  • non usare artifici o inganni per ottenere il successo;
  • rimanere degno della vittoria, così come nella sconfitta;
  • aiutare chiunque con la mia presenza, la mia esperienza e la mia comprensione;
  • portare aiuto a ogni sportivo ferito o la cui vita sia in pericolo;
  • essere un vero ambasciatore dello sport, aiutando a far rispettare intorno a me i principi suddetti.
  • POLITICA - Successivamente, man mano che il concetto prendeva piede nella mentalità degli organismi di governo dello sport, il Fair Play ha iniziato anche ad avere un riconoscimento da parte della politica e dalle istituzioni. E così il Consiglio d’Europa, costituito per l’occasione dai ministri dello sport, ha approvato nel corso della Conferenza di Rodi del maggio 1992, il Codice Europeo di Etica Sportiva che, pur non fissando norme o regolamenti, disegna un quadro etico di riferimento in grado di portare alla diffusione di una mentalità sportiva condivisa e necessaria in ogni attività sportiva. Ed al centro di tutto il codice, e, di conseguenza dello spirito sportivo, c'è il fair play come sintesi di tutte le considerazioni etiche, fair play che non deve essere considerato un elemento accessorio, episodico, ma, al contrario essenziale e comune in ogni attività sportiva; Fair Play che deve caratterizzare l’approccio alla disciplina sportiva a tutti i livelli di abilità e impegno, dallo sport ricreativo a quello superprofessionistico, con rilevanti interessi economici.

    COSA SIGNIFICA FAIR PLAY - Non ci può essere sport senza fair play; a nessun livello! Ma che cosa significa fair play? Nell’ottica del Codice, il Fair play significa qualcosa oltre al semplice, formale, rispetto delle regole del gioco. Esso incorpora i concetti di amicizia, di rispetto degli altri e di spirito sportivo, cosicché il fair play dovrebbe essere un modo di pensare, prima che un modo di comportarsi. Esso comprende una serie di componenti quali la lotta contro l’imbroglio, contro le astuzie al limite della regola, contro il doping, contro la violenza (sia fisica che verbale), contro le diseguaglianze e tutte le discriminazioni, contro la corruzione.

    Il fair play è quindi un criterio guida al quale deve attribuita la massima priorità da tutti quelli che, direttamente o indirettamente, favoriscono e promuovono esperienze sportive per i bambini e i giovani. E così debbono innanzitutto confrontarsi con esso nella loro attività coloro che emanano regole sportive: Governi a tutti i livelli e enti e organizzazioni nazionali ed internazionali rappresentativi dello sport e delle singole discipline sportive. Ma anche chi è chiamato ad applicarle: le società sportive e di educazione fisica, gli istituti di formazione, gli organi delle professioni sanitarie e farmaceutiche. Ma anche coloro che vivono nel mondo dello sport, i mezzi di comunicazione di massa, i rappresentanti dei settori commerciali tradizionalmente legati allo sport - inclusi i fabbricanti, i rivenditori e le agenzie del marketing di beni sportivi – devono assumere una responsabilità nel contribuire alla promozione del fair play; ed infine i singoli soggetti, ossia genitori, insegnanti, allenatori, arbitri, giudici di gara, dirigenti sportivi, amministratori, giornalisti, medici e farmacisti, compresi gli atleti di alto livello che costituiscono modelli di comportamento per tutti.

    AMBASCIATORI - Numerosi sono i riconoscimenti per coloro che si sono contraddistinti per episodi particolarmente significativi di Fair Play. Pensiamo all’(ormai ex) calciatore Simone Farina, nominato ambasciatore Fifa del Fair play e divenuto per tutti un simbolo di integrità, lealtà e onestà per avere detto no ad una forte somma di denaro (si parla di 200.000 Euro) per combinare una partita, dando inizio all’ultimo giro di calcio scommesse (quello del processo di Cremona e degli slavi, per intenderci). Ma anche all’ex CT Cesare Prandelli, premiato per alcune prese di posizione ritenute particolarmente coraggiose di alto valore, come quando, insieme all’allora presidente della FIGC, Giancarlo Abete, decise di non convocare in Nazionale tutti i giocatori comunque coinvolti giudiziariamente nel calcio scommesse, fin quando la loro posizione non si fosse chiarita, a costo anche di rinunce a giocatori importanti e per le sue numerose prese di posizione contro le discriminazioni nello sport. Due esempi noti che si affiancano ad altri grandi/piccoli episodi che nobilitano lo sport: le cronache talvolta ci raccontano di attaccanti che calciano volontariamente sul fondo rigori ritenuti ingiusti, o che fermano una chiara occasione da gol per soccorrere il portiere avversario a terra gravemente infortunato, o che ammettono la simulazione anche dopo che l’arbitro ha fischiato il rigore a loro favore. Piccoli/grandi episodi di fair play che nobilitano lo sport e lo rendono modello di vita!

    SANZIONI PER CHI NON LO RISPETTA - Ma evidentemente tutto ciò non basta. In uno sport esasperato dalla competizione ma anche da interessi economici sempre più forti, la spontanea manifestazione della lealtà sportiva tende a scomparire. Per questo, di recente, il comportamento leale viene imposto. E così, piano piano, la lealtà sportiva da criterio guida e valore etico è diventato una regola giuridica. Il dovere di lealtà (spesso abbinato alla correttezza, ed altre volte anche alla probità), è diventato un canone normativo, previsto e disciplinato ormai in tutti i Regolamenti della giustizia sportiva, e come tale sanzionato dalla giustizia sportiva, che proprio per le sanzioni nei confronti di chi non rispetta quest’obbligo si caratterizza e si differenzia da quella ordinaria. E di questo parlerà un altro approfondimento.