Finalmente i dilettanti hanno un numero 1, un dirigente navigato e competente come Giancarlo Abete. E dovrà rimboccarsi le maniche, per tentare di risollevare un movimento in crisi, partendo dalla base. Non solo per il flop mondiale, ma di sostenibilità. Ecco, la parola d’ordine è proprio “sostenibilità”, che il nostro calcio deve ritrovare a tutti i livelli. Partendo dal basso. Troppi i costi e poche le risorse. La sola passione di presidenti mecenati e dei tifosi non basta certo. Il mondo del calcio, anche quello dilettantistico, soffre la crisi economica che già prima del Covid lo aveva colpito. Imprese sempre più restie ad investire nello sport, fuga di presidenti appassionati, spesso lasciati da soli dalle forze imprenditoriali locali. D’altra parte anche queste ultime sono state colpite dalla crisi, dovendo scegliere come meglio gestire le proprie risorse economiche.


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Dilettanti, l’ora delle riforme sostenibili: valorizzazione dei giovani e ammodernamento degli impianti
Di Francesco Paolo Traisci. Dilettanti, cosa può cambiare? È un mondo che resisterà o è in via di estinzione? Quali sono le prospettive per riformare le serie minori? E che ruolo possono avere Abete e la LND negli equilibri del calcio che sarà?
L'asse Abete-Gravina per risorse sostenibili a partire dal basso
Abete potrà lavorare di concerto con Gravina, così come peraltro fatto sino ad ora, da quando, il 21 novembre è stato nominato dal Consiglio Federale Commissario della LND. In questi mesi Abete ha lavorato come sa: impegno, competenza e serietà. Ha ricostruito un mondo sfilacciato e adesso promette “progettualità, rispetto delle regole e comportamenti”. E quello con Gravina sarà un asse importante, insieme anche al n. 1 di LegaPro, Ghirelli, appena nominato vicepresidente della FIGC. In realtà Abete in questi anni è stato un consigliere prezioso per Gravina, e continuerà ad esserlo: pur non potendo esprimere un diritto di voto per il limite ai mandati come consigliere di Lega, in consiglio federale sarà comunque invitato e potrà far sentire la sua voce. E così finalmente Gravina potrà iniziare a mettere giù quel piano di riforme che sta andando a rilento a causa del clima teso con la Lega di Serie A. Bisogna ripartire subito recuperando il tempo perduto, cercando di trovare una sintonia fra tutte le componenti e sperare in rapporti migliori fra Figc e Lega di serie A, evitando quel clima di muro contro muro che finora ha inquinato l’atmosfera di via Allegri. E Abete sarà prezioso in questa ripartenza. Sul piatto c’è un progetto tecnico-sportivo per ridare sostenibilità e competitività a tutto il nostro calcio. Sostenibilità che deve partire appunto dal basso, dalla galassia dei dilettanti.
I punti cardine: la valorizzazione dei giovani...
E ciò dovrebbe passare attraverso il binomio giovani/infrastrutture. Uno dei punti chiave delle riforma dovrebbe così essere la valorizzazione dei giovani, con l’inserimento di nuove regole e soprattutto di incentivi per far giocare di più i ragazzi di vivai e scuole calcio. È vero che, già oggi, nei campionati dilettantistici, è presente un obbligo di far scendere in campo un numero minimo di giocatori al di sotto di alcune soglie di età (ossia Under), ma spesso gli allenatori si limitano al minimo sindacale, mentre dovrebbero essere spinti a inserirne di più grazie ad un piano di incentivi previsto in modo chiaro e razionale. Allo stato attuale, tuttavia, molto sembra improvvisato e privo di pianificazione, tutto lasciato alle scelte estemporanee dei comitati regionali. E puntare sui giovani non dovrebbe solo essere una scelta coraggiosa, ma dovrebbe essere una scelta ponderata di sostenibilità!
...l'ammodernamento degli impianti...
Un secondo punto chiave dovrebbe essere quello delle infrastrutture, consentendo alle società di disporre di impianti sportivi moderni e funzionali, senza dover sopportare costi eccessivi. Oggi la maggior parte degli impianti è di proprietà comunale, con tutte le problematiche legate alla contabilità ed alla ristrettezza di risorse a disposizioni degli enti locali per una loro manutenzione ed una loro eventuale ristrutturazione. E dei relativi controlli pubblici sulla destinazione delle risorse, che impongono una stretta valutazione di ogni spesa effettuata. Certo, allo stato attuale è prevista la possibilità di accesso al credito sportivo per le società calcistiche, ma solo per una parte dei costi del progetto, lasciando il resto a carico della società. Serve quindi comunque un soggetto che finanzi questa parte per la quale non si può ottenere il finanziamento dal credito sportivo. Con costi che, evidentemente, pesano sui bilanci della squadra! E che deve essere possibile recuperare. Altrimenti si continuerà a giocare in strutture vetuste e non funzionali, dal punto di vista sportivo e, ancor meno, dal punto di vista economico, a scapito di atleti, tifosi e club.
...il format dei campionati e la burocrazia
Anche il format dei campionati dovrebbe essere oggetto di revisione, per evitare stagioni troppo lunghe e fitte di impegni, con spese spesso insostenibili per trasferte e spostamenti.
Un accenno infine deve essere fatto anche alla necessità di rivedere (al ribasso) le spese burocratiche, di iscrizione e di gestione delle pratiche federali per le società, che spesso sono anch’esse proibitive per delle piccole realtà locali. Con spese che si moltiplicano in funzione delle squadre iscritte ai vari campionati giovanili. Al contrario, ci dovrebbero essere incentivi e sconti per quelle società che coloro che iscrivono ai vari tornei giovanili le proprie compagini. Il nostro calcio, quindi deve trovare il modo di essere ritrovare una propria sostenibilità ed una nuova attrattività per gli investimenti delle forze economiche sane. Speriamo che grazie alla sua nuova governance ed alle riforme che riuscirà a portare avanti ci riesca!
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