Il calcio lotta per tornare ad essere sostenibile. E le sta provando tutte. Sicuramente la soluzione più scontata è quella di abbattere i costi. Ma è veramente praticabile? Non nei modi che vorrebbero i presidenti, tagliando i compensi dei giocatori o mettendo un salary cap, ossia un limite ai compensi. E ciò non solo per l’opposizione dei giocatori stessi, ma anche perché, al di là di dichiarazioni di facciata, di proclami urlati e di polemiche aperte, i club continuano a farsi concorrenza per ingaggiare i migliori (sempre in relazione alle possibilità economiche di ciascuno), aprendo aste che ben poco hanno a che fare con la riduzione dei costi. Certo, nessuno vuole rinunciare al nome altisonante nel calciomercato e nessuno si tira indietro se può strappare un affermato campione o un giovane di belle speranze alla concorrenza. E, poi, molti hanno evidenziato come la riduzione dei costi potrebbe determinare una perdita di competitività interna ed internazionale dei nostri club e del nostro campionato stesso, con conseguenze anche economiche sui ricavi. Meno appeal dal punto di vista mediatico, meno ricavi dai diritti audiovisivi per il nostro campionato, meno sponsor ecc.


diritto effetto
Dalla Superlega al calcio aperto ai tifosi: l’ingresso dei tifosi fra gli azionisti è una rivoluzione?

MANCHESTER, ENGLAND - MAY 02: Fans are seen protesting Manchester United's Glazer ownership outside the stadium prior to the Premier League match between Manchester United and Liverpool at Old Trafford on May 02, 2021 in Manchester, England. Sporting stadiums around the UK remain under strict restrictions due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in games being played behind closed doors. (Photo by Getty Images/Getty Images)
Di Francesco Paolo Traisci. Il Manchester United prevede l'inserimento dei tifosi nei processi decisionali del club. Ma, a differenza di altre società, prevede di destinare delle quote ai tifosi, rendendoli azionisti in tutto e per tutto...
L'ingresso dei fondi
Ed allora se è difficile tagliare i costi (quantomeno nel breve periodo) la soluzione potrebbe essere combinare una razionale sforbiciata delle spese con una condivisione di tutti i costi. E stiamo assistendo sempre di più all’ingresso dei Fondi di investimento nel calcio, soggetti che portano nel calcio i capitali reperiti presso i propri investitori, cercando di massimizzare i profitti da offrire a coloro che decidono di affidare loro i propri risparmi. Ma potrebbe esserci anche un’altra strada: quella dell’azionariato popolare, distribuendo una quota delle azioni della società ai tifosi.
La quotazione in borsa
Una strada già percorsa in passato ma con scarsi risultati per la formula scelta: quella della quotazione in borsa. Già alla fine del secolo scorso, si era tentato di distribuire le azioni anche ai tifosi, consentendo alle società calcistiche di quotarsi in borsa con il reperimento dei capitali sul libero mercato degli investitori. Il tentativo, però, non ha portato grandi frutti. Solo poche società hanno compiuto il grande passo. Inizialmente furono le inglesi (primo in assoluto il Tottenham, nel lontano 1987, seguito da altre connazionali, poi furono le tedesche, qualche blasonata squadra turca e altre di varie nazioni). Da noi solo la Lazio di Cragnotti, che nel 1997 reperì sul mercato 120 miliardi (di vecchie lire), poi nel 2000 la Roma di Sensi ed infine la Juve. Ma solo una parte dei soldi reperiti sul mercato finì nelle casse delle rispettive società: la maggioranza è in realtà rientrata nelle tasche dei vecchi soci, che hanno venduto ai risparmiatori tifosi una parte delle loro quote. Dei 120 miliardi per le azioni della Lazio, solo la metà entrò nelle casse della società (mentre l’altra metà fu destinata alla Cirio, all’epoca proprietaria della squadra). In modo simile furono ripartiti i circa 150 Milioni reperiti per la quotazione della Juve, mentre assai peggio andò alla Roma, relativamente alla quale, dei 71,5 milioni reperiti sul mercato, solo 16, 5 furono destinati a ripianare i debiti del club e ben 55 entrarono direttamente nelle tasche dei Sensi. E, dopo poco la stessa Juve optò per l’uscita dalla borsa valori, riacquistando le azioni libere. Il problema è che lo schema della quotazione in borsa mal si addice alla nostra realtà del calcio, perché a fronte alla vendita di una parte delle azioni, i vecchi presidenti non hanno mai ceduto la guida dei loro club ne tantomeno coinvolto i tifosi nelle scelte strategiche. Si è infatti sempre trattato di cessione di quote minoritarie (o comunque non sufficienti per far entrare i tifosi nella gestione), che hanno lasciato ai soci di riferimento la assoluta libertà di gestire la società come meglio hanno creduto, mentre gli azionisti hanno utilizzato la società solo per speculazioni sui picchi di valore delle azioni in seguito a notizie di mercato fatte trapelare ad arte!
La partecipazione dei tifosi alle scelte societarie
Ciò che invece potrebbe veramente rappresentare la svolta sarebbe la partecipazione dei tifosi alle decisioni gestionali della società, con la nomina di propri rappresentanti all’interno degli organi sociali e la partecipazione agli eventuali utili economici della gestione, favorendo quindi il loro coinvolgimento come veri e propri azionisti, che partecipano (certo in proporzione alla propria quota di capitale) alle perdite ma anche agli utili che potrebbero essere prodotti da una gestione oculata. Ma il tifoso non vuole infatti solo essere chiamato a condividere finanziariamente i risultati della gestione! Vuole essere coinvolto anche nelle scelte strategiche. E sempre di più sta prendendo piede l’idea di coinvolgerlo. Di recente Chelsea, Tottenham e da ultimo anche il Manchester United, dopo le aspre contestazioni dei propri tifosi per la Superlega, hanno deciso di aprire loro le porte della società.
Lo United mette a disposizione quote del club
Ed anzi il Manchester ha annunciato che non si limiterà, a differenza delle altre due, ad aprire la strada per l’ingresso dei sostenitori nei meccanismi di controllo dell’amministrazione, ma metterà a loro disposizione anche le quote del club. Una “nuova era di dialogo e consultazione”, come recita il comunicato dei Red Devils, in cui viene annunciata la creazione di un Fan Advisory Board come organo in cui le istanze dei tifosi verranno presentare all’amministrazione ed alla proprietà. Un organo istituzionale di consultazione all’interno della società in cui siederebbero i rappresentanti dei tifosi, che dovrebbe raccogliere le richieste dei tifosi formulate attraverso un Fans’ Forum ufficiale ed uno schema di consultazione predeterminato. Ma vi sarebbe anche la possibilità che lo stesso CdA del club veda al suo interno dei rappresentanti di questo forum e dei gruppi chiave di tifosi, in modo da assicurare che la prospettiva della tifoseria sia direttamente incorporata nel processo decisionale del club. E, nella mano tesa ai tifosi, la famiglia Glazer propone di andare ancora oltre: non solo la consultazione istituzionalizzata dei tifosi per le scelte strategiche o, addirittura, la condivisione con loro di tali scelte, ma anche un piano di azionariato per tifosi che includa nuove classi di azioni, azioni che saranno uguali a quelle controllate dalla famiglia Glazer. Nelle intenzioni della proprietà, ciò costituirebbe per i tifosi una base per avere una quota significativa e creare un nuovo spirito di partnership con il club.
Un piano di coinvolgimento dei tifosi molto radicale nelle scelte strategiche della società. Potrebbe funzionale anche da noi? Il problema è che, come dimostrano le varie inchieste giornalistiche di questi giorni, non tutto si svolge alla luce del sole e non mi sembra che nessun club sia veramente pronto a far conosce ai tifosi tutti i segreti della gestione della propria società.
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