Il soprannome che l'ha reso celebre, il Maestro, non glielo toglierà nessuno, ma se ci fosse una commissione giudicante, viene da pensare che Zdenek Zeman rischierebbe...l'abilitazione all'insegnamento. Esonero numero nove della sua carriera, che si unisce a due dimissioni ed una risoluzione consensuale. Neanche a Pescara, una città che nel corso degli anni è cresciuta con il mito del Boemo e del suo Delfino con Verratti, Insigne e Immobile, il tecnico ha avuto l'immunità necessaria per evitare l'epilogo. La decima sconfitta stagionale, quella casalinga contro il Cittadella, gli è stata fatale e Sebastiani ha dichiarato conclusa la seconda Era Zeman in riva all'Adriatico.
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Maestro? Sì, ma di nuovo bocciato
Termina l'avventura di Zeman a Pescara. Per il tecnico boemo l'ennesimo esonero di una carriera controversa e dai risultati altalenanti.
Persino il suo Foggia una volta lo ha esonerato
La prima era terminata bene, al punto che il Pescara fino a qualche ora fa era una delle poche squadre a non aver interrotto bruscamente il proprio rapporto con il Boemo. Una lista abbastanza breve, rispetto al numero di club sulla cui panchina si è seduto il Maestro, e che comprende il Licata, il Messina ed il Brescia. Per il resto, sempre addii in corsa o mancate conferme estive nonostante contratti in essere. Persino il suo Foggia, che poi lo ha amato, lo aveva esonerato negli anni ottanta. E comincia ad essere una brutta abitudine per Zeman quella di salutare in anticipo i suoi giocatori. Nulla che riesca a scalfire nell'immaginario collettivo il mito dell'allenatore di Praga, ma comunque numeri che vanno analizzati per un giudizio su una carriera lunga, ma avara di trofei.
Zeman, personaggio senza compromessi
Una delle citazioni classiche di Zeman ricorda che il risultato è casuale, ma la prestazione no. Sarà anche così, ma se, nell’ordine, il Boemo è stato congedato o non è stato confermato da Foggia, Parma, Lazio, Roma, Fenerbahce, Napoli, Salernitana, Lecce, Stella Rossa, Cagliari e Pescara, comincia ad intravedersi un certo pattern. Del resto il Maestro è personaggio ben noto: dogmatico fino all’eccesso, poco incline ai compromessi e dalla comunicazione mai morbida, che tanto piace ai media, ma che spesso va a cozzare con i giocatori che si ritrova ad allenare. Non per nulla le sue esperienze nelle big sono state caratterizzate da scontri frontali con alcuni calciatori, terminati con l’addio dell’uno o dell’altro.
Maestro o datato?
E la critica, come sempre, si divide. Maestro di calcio e di vita per i tanti giovani calciatori si sono imposti sotto la sua ala, o allenatore ormai datato, che ha incantato in un determinato periodo ma che poi non è stato in grado di adattarsi ad un calcio che è cambiato e ha lasciato l’innovatore nel passato remoto? Come sempre, la verità potrebbe stare nel mezzo. Se però dobbiamo lasciare la parola alle statistiche e al palmares, il giudizio non può non tenere contro degli esoneri e dei risultati ottenuti. E allora forse Maestro sì, ma bocciato un po' troppo spesso per diventare Professore.
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