Il calcio dà, il calcio toglie. Una storia quasi drammatica, quella di Akinfeev, l’uomo che con i suoi... piedi è riuscito a fermare la Russia. Non è un caso. Il capitano della Russia è uno specialista alla... Garella. E nei rigori avrebbe potuto essere decisivo. Lo sapevano i suoi compagni, non lo sapeva la Spagna che fa le valigie e torna a casa. Akinfeev eroe nazionale, dunque. Un riscatto che chiude il cerchio di una storia che merita di essere raccontata.
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Akinfeev, la redenzione a casa Yascin
Il destino regala una serata da profeta in patria a Akinfeev. Il portiere para i rigori decisivi dopo aver condannato la Russia quattro anni fa.
TALENTO – Akinfeev, capitano e numero uno della Russia, portiere del CSKA Mosca, sembra un predestinato nel raccogliere l’eredità dei grandi interpreti del ruolo sovietico. E tutto lascia credere che sia così. A soli 17 anni, si prende i pali del CSKA Mosca. Da titolare gioca e vince titoli e anche in Europa League. Nella sua prima avventura in Champions mantiene la porta inviolata per 362’ prima di arrendersi al Porto nella quinta gara della fase a gironi. La sua caratteristica? La reattività fra i pali, un rinvio lungo e preciso che può innescare i contropiede e l’uso delle gambe per respingere con i piedi. Anche in nazionale l’esordio è precoce: gioca la sua prima partita contro la Norvegia nel 2004, a soli diciotto anni e venti giorni.
NAZIONALE – La sua parabola però si interrompe nel mondiale del 2014, quando è vittima di un mondiale sfortunato, complice anche una forma psicofisica non perfetta. Per farla breve: subisce una rete da distanza siderale contro la Corea del Sud. Un pallone dalla traiettoria beffarda, non trattenuto. Errore clamoroso, definito “infantile”. E non solo. Incide pesantemente sulla qualificazione agli ottavi. La Russia di Capello viene eliminata al primo turno e il povero Igor non è più considerato l’erede di Jascin. Anzi, guai solo a paragonarlo.
YASCIN – Il calcio toglie, il calcio dà. La Russia si gioca la storia in casa. Akinfeev a casa sua. Già, proprio a Mosca. Che è stata anche la casa di Yascin. Lev non c’è, o forse si. Da qualche parte. Guarda e protegge il suo “erede” impegnato alla ricerca della “redenzione”. Lev ovunque sia., è in buona compagnia. Si gioca anche nel campo che fu dell’ex URSS. Ed è da allora, da quando esisteva l’Unione Sovietica, che la Russia non gioca una partita a eliminazione diretta. E il destino concede sempre una seconda possibilità. Negli ottavi di finale contro la Spagna, Akinfeev para due rigori decisivi. Il destino ha voluto tessere una trama indimenticabile. O forse era un Ragno nero....
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