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Tavecchio: “La stagione rischia di non finire. Alla lunga allo stadio il pubblico a giusta distanza”

L'ex presidente della FIGC ritiene che le norme siano un po' restrittive ma immagina comunque un futuro con il calcio ancora protagonista.

Redazione Il Posticipo

Carlo Tavecchio ha commentato la ripresa del calcio italiano ai microfoni di TMW Radio. Secondo l'ex presidente della Federcalcio, alcuni aspetti vanno rivisti e rivalutati. Come quello della quarantea. "Una decisione molto restrittiva: sarebbe come fermare l'intera equipe di medici di un ospedale qualora se ne ammalasse uno. Secondo me c'è un rischio, e non di poco conto, in itinere. Questi atleti, che sono sempre controllati in massima sicurezza e fuori da ogni rischio, non dovrebbero essere a pericolo di contagio, ma questo mette a rischio il termine della stagione".

COPPA ITALIA  - Il nodo ripartenza si lega anche alla Coppa Italia. Tavecchio ritiene che vada rivalutata. "La nostra coppa sta riprendendo tono e prestigio, le finaliste rappresentano l'espressione massima del campionato. Credo che dopo tre mesi di silenzio, ripartire con la trasmissione in chiaro delle partite sia un gran bel segnale.  La Federazione ha sempre voluto chiedere la ripresa, perché il problema è soprattutto economico: ci sono centinaia di milioni a rischio, mutualità non pagate nelle leghe minori nonché il rischio  di processi civili interminabili. Lo Stato, fra l'altro, prenderà riceve più di 1 miliardo di tasse dal calcio...".

DILETTANTI  - La sua vecchia Lega, quella dilettanti, ha bisogno di sostegno: "Se non si riforma il calcio in questo momento, si perde una grande occasione. Le squadre professionistiche devono essere ridotte a una sessantina. Io vedo tanti problemi per i dilettanti, che hanno sempre vissuto di volontariato e donazioni. Non so se industriali, ristoratori e commercianti che contribuivano al sostegno delle stato e sono ancora in grado di far fronte a certe cose. Il paese ancora non ha capito che l'aspetta una grande crisi economica, e quando succede sono le marginalità che soffrono".

PROSPETTIVE - Restano comunque da risolvere altri problemi: "Credo per i contratti ci saranno delle proroghe. L'Europeo rinviato di un anno invece credo renderà ancor più smaniosa di ben figurare la nostra nazionale. Ci sono tanti giovani, è una ottima nidiata". Intanto il calcio è senza tifosi: "C'è talmente tanta voglia di vedere calcio che questo handicap sarà superato. Credo che alla lunga si potrà andare in 20.000 in uno stadio che ne contenga 40.000, tenendo un metro di distanza. Non credo si possa lasciare fuori dalla porta una parte culturale e socio-economica tale".