Jesus Joaquin Fernandez. Meglio noto come Suso. Amato come nessuno dai tifosi rossoneri. E dagli…allenatori. Montella non ne faceva a meno e si fidava di lui. Gattuso non ci rinuncia e gli consegna la fascia destra. Perchè è vero che lo spagnolo fa solo un movimento, finta a rientrare cross o tiro sul palo lungo, ma gli riesce sempre tremendamente bene. Ed è l’unico che accende la scintilla con la fantasia. Un battito cardiaco diverso nella circolazione asfittica di palla. In tre parole: un valore aggiunto. E in un concetto: la continuità.
Anello di congiunzione
Perchè lo spagnolo è cosi imprescindibile? Semplice. Garantisce classe, velocità, cambio di passo, visione di gioco. È l’unico giocatore in grado di saltare l’uomo e creare superiorità numerica. Caratteristiche che anche i suoi compagni di reparto possiedono, ma non tutte assieme. Sia nel Milan di Gattuso che in quello di Montella, non schierare il numero 8 è un delitto. Una scelta che non garantisce una collocazione precisa al talento di Çalhanoğlu e sacrifica qualcuno di molto costoso (Andrè Silva o Kalinic). Sacrifici importanti, ma necessari. Perchè Suso non si tocca. É l’anello di congiunzione tra il vecchio Milan e quello nuovo dei 200 milioni sul mercato. La continuità, assieme a Donnarumma, Romagnoli e Bonaventura, di un edificio scosso sino alle fondamenta.
Nel 4-3-3 è l’unica certezza
Nel corso di questa tormentatissima stagione Suso è l’esempio di giocatore che ha vissuto maggiormente i continui cambi di uomini e modulo. Ha sofferto tantissimo la posizione di trequartista e di seconda punta nel 3-4-1-2. Gattuso ci ha girato un po’ intorno ma ha infine scelto il 4-3-3 con due esterni e una punta centrale. Il modulo ideale per esaltare le caratteristiche dello spagnolo. Suso è il regista avanzato della squadra, il catalizzatore di palloni. Quando manca, si sente. Del resto i numeri sono tutti dalla sua parte: cinque gol e quattro assist in 16 partite. Il Diavolo, senza di lui non s’accende.
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