La notte di Strakosha. La finale di Supercoppa Italiana è un momento di straordinaria importanza per il portiere biancoceleste. É vero, ha già giocato la Finale dello scorso maggio, ma questa volta è diverso. Tre mesi fa si era “ritrovato” titolare. Adesso lo è a tutti gli effetti.
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Lazio, la prima notte da vero numero uno di Strakosha
La notte di Strakosha: la finale di Supercoppa consacrerà il portiere biancoceleste. Da scelta "obbligata" a titolare inamovibile. Un percorso straordinario, non avendo nulla da perdere. Adesso però arriva il difficile: confermarsi.
Una crescita esponenziale
Una bella responsabilità per il ragazzo albanese, giunto nella capitale fra la diffidenza dei tifosi. Etichettato come il “solito” colpo di mercato di Igli Tare, andato a pescare in Albania un ragazzotto di belle speranze da rigirare nelle serie minori sperando fruttasse qualche plusvalenza. Sembrava proprio così. Poi, il ragazzo ha stupito tutti. É cresciuto all'ombra di Federico Marchetti, sino a prenderne il posto. Casualita? Anche. I problemi del numero uno lo hanno senz'altro agevolato, ma lui ha risposto presente quando è stato chiamato in causa. Qualche sbavatura, poi un crescendo in sicurezza e personalità. Adesso la porta della Lazio è meritatamente sua.
Giovane e determinato: il portiere del futuro
Strakosha ha tutto per imporsi: un fisico importante, statuario: 1,92 che coprono tutta la porta. In più ha quella “sana” e lucida follia richiesta al numero uno. Coraggioso nelle uscite basse, reattivo fra i pali, sopratutto sulle conclusioni ravvicinate. É ancora molto istintivo e deve migliorare sulle palle alte, in uscita e sui cross. Il suo più grande pregio è la serenità: assorbe gli errori senza subirli, ha instaurato un rapporto di reciproca fiducia con i compagni di reparto. Un buono dal carattere di ferro: a inizio dello scorso anno era ai margini della Lazio. Adesso è l'indiscusso numero uno. Merito di chi ha creduto in lui. Aveva solo bisogno di fiducia. Gli è stata concessa da Peruzzi, uno che se ne intende. E adesso, a soli 22 anni, ha un futuro da dipingere a colori. Possibilmente biancocelesti.
L'incognita delle responsabilità
Strakosha, sinora è stata una piacevole sorpresa, ma deve ancora crescere, sopratutto a livello di personalità. In campo dà molta fiducia ai compagni, e si vede, ma non ha ancora completato il lavoro su sé stesso. Lo scorso anno, quando non aveva nulla da perdere, si è reso protagonista di interventi prodigiosi. Poi, quando ha acquisito consapevolezza del ruolo, ha accusato la “pesantezza” di indossare la maglia biancoceleste. Piccola crisi, superata con carattere. Promosso a pieni voti. Adesso però arriva il difficile: confermarsi ad alti livelli. In questa ottica forse è più opportuno un portiere “chioccia” piuttosto che Vargic. Con tutto il rispetto, se Strakosha avesse qualche difficoltà, sarebbe opportuno contare su chi offre maggiore certezze.
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