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Lazio, la prima notte da vero numero uno di Strakosha

La notte di Strakosha: la finale di Supercoppa consacrerà il portiere biancoceleste. Da scelta "obbligata" a titolare inamovibile. Un percorso straordinario, non avendo nulla da perdere. Adesso però arriva il difficile: confermarsi.

Luigi Pellicone

La notte di Strakosha. La finale di Supercoppa Italiana è un momento di straordinaria importanza per il portiere biancoceleste. É vero, ha già giocato la Finale dello scorso maggio, ma questa volta è diverso. Tre mesi fa si era “ritrovato” titolare. Adesso lo è a tutti gli effetti.

Una crescita esponenziale

Una bella responsabilità per il ragazzo albanese, giunto nella capitale fra la diffidenza dei tifosi. Etichettato come il “solito” colpo di mercato di Igli Tare, andato a pescare in Albania un ragazzotto di belle speranze da rigirare nelle serie minori sperando fruttasse qualche plusvalenza. Sembrava proprio così. Poi, il ragazzo ha stupito tutti. É cresciuto all'ombra di Federico Marchetti, sino a prenderne il posto. Casualita? Anche. I problemi del numero uno lo hanno senz'altro agevolato, ma lui ha risposto presente quando è stato chiamato in causa. Qualche sbavatura, poi un crescendo  in sicurezza e personalità. Adesso la porta della Lazio è meritatamente sua.

Giovane e determinato: il portiere del futuro

Strakosha ha tutto per imporsi: un fisico importante, statuario: 1,92 che coprono tutta la porta. In più ha quella “sana” e lucida follia richiesta al numero uno. Coraggioso nelle uscite basse, reattivo fra i pali, sopratutto sulle conclusioni ravvicinate. É ancora molto istintivo e deve migliorare sulle palle alte, in uscita e sui cross. Il suo più grande pregio è la serenità: assorbe gli errori senza subirli, ha instaurato un rapporto di reciproca fiducia con i compagni di reparto. Un buono dal carattere di ferro: a inizio dello scorso anno era ai margini della Lazio. Adesso è l'indiscusso numero uno. Merito di chi ha creduto in lui. Aveva solo bisogno di fiducia. Gli è stata concessa da Peruzzi, uno che se ne intende. E adesso, a soli 22 anni, ha un futuro da dipingere a colori. Possibilmente biancocelesti.

L'incognita delle responsabilità

Strakosha, sinora è stata una piacevole sorpresa, ma deve ancora crescere, sopratutto a livello di personalità. In campo dà molta fiducia ai compagni, e si vede, ma non ha ancora completato il lavoro su sé stesso. Lo scorso anno, quando non aveva nulla da perdere, si è reso protagonista di interventi prodigiosi. Poi, quando ha acquisito consapevolezza del  ruolo, ha accusato la “pesantezza” di indossare la maglia biancoceleste. Piccola crisi, superata con carattere. Promosso a pieni voti.  Adesso però arriva il difficile: confermarsi ad alti livelli. In questa ottica forse è più opportuno un portiere “chioccia” piuttosto che Vargic. Con tutto il rispetto, se Strakosha avesse qualche difficoltà, sarebbe opportuno contare su chi offre maggiore certezze.