Il Toro si conferma un avversario scomodissimo per l’Inter. Partita che, come all’andata, sembra stregata: solo Inter per larghi tratti del match, ma il Toro parcheggia il pullman davanti a Sirigu e porta a casa un risultato che allontana l’Inter dalla Champions. Toro cinico, cattivo e fortunato. Decide Adem Ljajic.
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Mazzarri incorna Spalletti, un Toro cinico punisce una sterile Inter
Sfortuna e fortuna esistono, ma fino ad un certo punto: l'Inter è tornata monotematica. Perde palla, subisce gol, e costruisce manovre prevedibili che portano a un assedio sterile.
La rivincita degli ex: Mazzarri e Ljajic
Mazzarri imposta la gara come può e deve, imbrigliando l’Inter nell’unico modo possibile. Tagliare i rifornimenti per Icardi. Sterilizzato l’argentino, che non la vede quasi mai, è tutto più facile. Il tecnico granata accetta il rischio di concedere le fasce a Cancelo e Perisic ma chiude ogni spazio intorno al puntero argentino. Scelta premiante. Perisic è in una di quelle giornate “no”, che quando sono così è anche peggio. I tanti palloni messi in mezzo sono controllati da Moretti e Burdisso e alla prima e unica occasione, Mazzarri incorna Spalletti in contropiede con Ljajic. Trovato il vantaggio, lo gestisce. E pur soffrendo, controlla anche il ritorno dei nerazzurri. Tante conclusioni verso la porta e Sirigu migliore in campo. Sfortuna, ma sino a un certo punto perché anche l’Inter del nuovo corso inizia a essere monotematica.
No Icardi, no gol: ma l’Inter è tornata monotematica
L’Inter controlla il gioco a lungo ma non trova la via del gol, fra prodezze di Sirigu ed errori dei singoli. Anche perché anche la manovra è prevedibile. Spalletti non trova alternative adeguate al nuovo spartito che prevede giropalla e scarico per Cancelo, che mette palloni al centro. Lettura degli avversari semplice ed efficace, il Toro si arrocca al centro e passa alla cassa. I numeri sostengono la tesi. Sedici calci d’angolo contro un tiro della bandierina del Torino e otto tiri in porta, ma nessuno di Icardi, senza trovare la via del gol. La sfortuna conta sino a un certo punto. Costruire senza concretizzare non è un merito, ma un’aggravante. Se non gira Icardi, la squadra non trova la via del gol. E l’argentino conferma il proprio peggior difetto. Segna tantissimo, ma continua a “spalmare” male i propri gol. Meglio sette reti in altrettante partite, piuttosto che poker e triplette.
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