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Siamo tutti cinghialetti

Di Ignazio Castellucci. Il mondo sta seguendo in diretta la tragedia dei 12 ragazzini thailandesi e un adulto imprigionati in una grotta. Ma nella tragedia, i giovanissimi hanno dalla loro parte una qualità che probabilmente ha salvato loro la...

Ignazio Castellucci

"Stiamo seguendo in diretta la tragedia dei 12 ragazzini thailandesi e un adulto imprigionati in una grotta, centinaia di metri sottoterra, isolati dal mondo e probabilmente destinati a restare dove si trovano ancora per parecchio tempo. Si tratta di una squadra di calcio giovanile, i “Moo pa”, che vuol dire “cinghiale”; erano in ritiro e sono andati con il loro vice-allenatore a fare un’escursione, trovandosi tutti infine imprigionati in un labirinto di chilometri di grotte sotterranee, poi allagate da piogge torrenziali. Per nove giorni non se ne è saputo nulla e si è temuto subito il peggio. Solo da ieri si sa dove sono e che sono vivi. Una gigantesca macchina del salvataggio si è messa in moto con risorse del governo e delle forze armate thailandesi, con la cooperazione di americani, cinesi, australiani, inglesi, giapponesi, svedesi. Ora sono stati localizzati e pare chiaro che potrebbero volerci settimane o mesi per tirarli fuori, per la complessità del sistema di grotte, la loro profondità ed estensione, e per il fatto che in questo periodo sono soggette ad allagamento per le piogge monsoniche.

"SALVATAGGIO - I bambini non sanno nuotare; e per uscire da dove si trovano dovrebbero nuotare in immersione in cunicoli allagati da acque fangose, per alcune ore e con attrezzature per la respirazione subacquea – tentando magari di farli uscire quando sarà il momento migliore anziché tentare di andarli a prendere subito. Ogni opzione presenta dei rischi. Scavare un pozzo che dall’esterno li raggiunga potrebbe anche essere una soluzione, ma è anche vero che si tratterebbe di un pozzo profondissimo e che lo scavo potrebbe provocare una tragedia per la possibile liberazione di gas e polveri, o per possibili crolli della grotta o per la caduta di terra e pietre. Il Governatore della Provincia di Chiang Rai ha fatto sapere che la Marina thailandese, anche con l’aiuto di specialisti stranieri, li ha riforniti con bombole di ossigeno e con cibo e acqua per quattro mesi. Nel frattempo, occorrerà studiare le possibili soluzioni, pompare via migliaia di litri di acqua ogni ora (la stagione secca inizierà verso novembre), tenere i bambini vivi e in buone condizioni fisiche e mentali. E magari insegnare loro almeno i rudimenti del movimento in acqua, e con maschere o altri apparati per la respirazione. Ovvia l’imprudenza di chi li ha guidati; a noi ora interessa che si salvino, poi si vedrà.

"GIOCO DI SQUADRA - Ma sulle pagine del Posticipo ci interessa anche un altro aspetto della vicenda: si tratta di bambini, che siamo abituati a pensare piccoli e fragili; e invece sono tutti vivi e stanno relativamente, dopo quasi due settimane in condizioni che è poco definire estreme. Quanto ha giocato, a loro favore, l’essere una squadra?  Il loro allenatore più anziano, che non aveva partecipato all’escursione, quando ancora non erano stati trovati e si disperava per le loro vite ha dichiarato ai media: “sono vivi. sono una squadra, si aiuteranno e si prenderanno cureranno gli uni degli altri”. E aveva ragione. Nelle loro brevi vite non hanno conosciuto se non marginalmente il mondo degli adulti, dei mille pensieri più o meno banali che affollano le loro menti; degli egoismi quotidiani; delle isterie, degli ammosciamenti, delle depressioni del mondo dei “grandi”. Sono una squadra, una squadra di bambini. Di spiriti puri, liberi e forti. Nel loro bagaglio culturale c’è molto sport, e battaglie quotidiane di ogni tipo combattute insieme. Il loro spirito di squadra ha certamente concorso tenerli vivi finora.  E noi, che vorremmo un po’ essere come loro, siamo tutti con loro. Tutti cinghialetti.

"Forza ragazzi.