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Sebastiano Rossi, cuore rossonero: “Vorrei tornare al Milan: Maldini e Boban al posto giusto, capiscono di calcio”

Campione d’Italia, d’Europa e del Mondo: Sebastiano Rossi ha scritto la storia del Milan facendo registrare anche il record di imbattibilità nella Serie A a girone unico poi battuto da Gigi Buffon. Oggi ‘SuperSeba’ si dedica ai suoi hobby...

Simone Lo Giudice

Un gigante fatto della stessa sostanza dell’istinto. Sebastiano Rossi ha spiccato il volo dalla sua Cesena all’inizio degli Anni ‘80 e una decina di anni dopo le sue lunghe leve e la sua esplosività lo hanno portato al Milan. Cinque scudetti,  record d’imbattibilità, una Champions League, una Coppa Intercontinentale e molto altro: Sebastiano Rossi è stato l' ”Ascensore Umano”. Nella sua carriera Rossi ha parato anche le critiche e battuto la concorrenza fino a quella espulsione arrivata contro il Perugia a San Siro nell’andata del campionato 1998-99. Da quel momento in poi la porta dei rossoneri è finita tra le mani di Christian Abbiati ed è arrivato lo scudetto. Rossi ha chiuso la carriera proprio indossando la maglia del Perugia. Nel cuore aveva e ha ancora il Milan dove sogna di ritornare nella sua seconda vita, in cui si dedica ai suoi hobby e a volte si rimprovera anche qualcosa.

Sebastiano, come è stato smettere di giocare a calcio per lei?

Dopo tanti anni sentivo il bisogno di staccare: non mi divertivo più andando al campo di allenamento a 39 anni e allora ho deciso di smettere di giocare a calcio.

Lei ha chiuso nel Perugia dopo tanti anni al Milan: le avrebbe fatto piacere chiudere coi rossoneri?

Sì, mi avrebbe fatto piacere. Andare via però è stata una mia scelta: non c'era più posto al Milan. Avevo pensato di smettere di giocare, nel settembre 2002 però il presidente Gaucci mi ha lanciato una sfida e dopo 5 o 6 telefonate mi ha convinto. Io sono fatto così: quando una persona mi lancia una sfida, ne resto attratto e accetto. È stata una parentesi di 6 mesi con 11 presenze, che erano quelle che avrei dovuto fare.

Lei è riuscito a tenersi stretta la porta del Milan fino al 1999 nonostante concorrenti come Pagotto,  Taibi e Lehmann: come ha fatto?

Ho portato rispetto a tutti i miei rivali. Mi sono allenato e ho sempre creduto in quello che facevo. A volte ho aspettato l’occasione giusta per dimostrare il mio valore, in altre sono stato costretto a mantenere livelli altissimi perché altrimenti sarei stato sostituito. Non potevo rilassarmi un attimo.

Lei ha fatto registrare il record di imbattibilità in Serie A poi battuto da Gianluigi Buffon: tutto merito suo oppure avere quella difesa l’ha aiutata?

Io preferisco sempre essere giudicato anziché giudicarmi. Ho avuto la fortuna di giocare con grandi campioni e spero che loro possano dire altrettanto di me. In una grande difesa però serve sempre un grande portiere.

Nella stagione 1998-99 lei è stato espulso contro il Perugia a San Siro nel girone di andata e da quel momento in poi il titolare è diventato Abbiati: come è stato il vostro rapporto?

È stato un rapporto di rispetto: chiaramente avrei preferito giocare io. L'allenatore di allora Alberto Zaccheroni però preferì un’altra scelta. Quella anno era stato particolare. All’inizio è partito titolare Lehmann: l’ho sostituito a Cagliari dove era stato espulso, sono entrato al suo posto e ho parato un calcio di rigore. Poi ho giocato 11 partite e col Perugia a San Siro è successo quello che è successo. Poi è entrato Christian e si è preso il posto: è un bravo ragazzo e ha sempre fatto quello che doveva restando sulle sue, ho grande rispetto per lui.