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Scuffet: “In Romania ho trovato la felicità, in Italia, a 18 anni, mi era vietato di sbagliare”

Scuffet: “In Romania ho trovato la felicità, in Italia, a 18 anni, mi era vietato di sbagliare” - immagine 1
Il portiere del Cluj ripercorre alcune tappe della sua esperienza in Italia.

Redazione Il Posticipo

Simone Scuffet, chi si rivede. Il portiere del Cluj, ex enfant prodige del calcio italiano, tornerà a confrontarsi con la serie A negli spareggi di Conference League contro la Lazio. Un'occasione per farsi notare anche in Romania, come ha spiegato in una intervista rilasciata a Sky Sport, ha ritrovato la felicità

ITALIA

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Presto Scuffet tornerà in Italia dove ha lasciato amici e ricordi. "Sono pronto a stupire, come la squadra. La Lazio è senza dubbio favorita ma non dovrà sottovalutare l'impegno perché sfrutteremo ogni occasione specialmente se dovessro sbagliare approccio alla partita. Sarà anche una sfida con il mio amico Provedel, ci conosciamo da anni, abbiamo condiviso anni ed allenamenti all'Udinese, siamo cresciuti tutti insieme anche con Meret e Vicario. Siamo legati da una bella amicizia e sicuramente ci scambieremo la maglia a fine partita"

GIRAMONDO

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Scuffet, dopo Cipro è in Romania. Una esperienza da globetrotter. "Sono rimasto stupito dalla città e l'ambiente, non solo dal punto di vista calcistico, sono di nuovo felice. Ricordo ancora con gioia la prima presenza in serie A, non sarei neanche dovuto scendere in campo invece è successo tutto in pochi minuti. Poi sono successe tante cose belle, la sfida con l'Inter, la nazionale e Buffon. Su di me poi sono state scritte e dette cose sbagliate o non vere come la vicenda legata all'Atletico Madrid. Quando la gente si fa un'opinione è poi difficile provare a fargli cambiare idea".

Scuffet: “In Romania ho trovato la felicità, in Italia, a 18 anni, mi era vietato di sbagliare” - immagine 1

SICUREZZA

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Il ragazzo ha ritrovato sicurezza: "Sono stato trattato in modo diverso dagli altri, sembrava che fossi obbligato a stupire. Mi era praticamente vietato sbagliare, anche quando avevo 18 anni. Invece credo che anche gli errori facciano parte del bagaglio di un portiere, sono indispensabili nel percorso di crescita. Non sono un tipo di persona che cerca alibi ma di certo il contesto non mi ha aiutato e me ne sono reso conto anche quando ho compiuto delle scelte. Non so se tornerò in Italia, credo che tutto passi necessariamente dal mio rendimento qui a Cluj dove sto benissimo".