Sarri di Coppe. Spalletti di…picche. Scontro dialettico fra toscani, inevitabile che la scintilla divampi in polemica. Specialmente se fra i due litiganti c’è un…tricolore. Eh già, sembrava impossibile ma l’Inter è a un tiro di schioppo dalla vetta e potrebbe persino conquistarla. Serve “solo” una vittoria sul Chievo e supererà il Napoli. Facile, secondo Sarri: l’Inter non gioca in Europa e può concentrarsi sul campionato. Pepata, la risposta di Spalletti. Il tecnico di Certaldo ricorda al collega che la Juve vince da sei anni e gioca in Europa. Chi ha ragione? Risultati alla mano, la tesi di Sarri appare piuttosto “vintage” legata a un calcio che non c’è più.
Vincere aiuta a vincere
L’Europa è una discriminante? Di certo, influisce. In meglio. Psicologicamente, soprattutto. Vincere aiuta a vincere: lenisce la stanchezza e accresce l’entusiasmo. Molti calciatori sostengono che le vittorie corroborano il gruppo, lo uniscono. Una sorta di mastice, che azzera lamentele e mugugni. Chi gioca meno non può lamentarsi. Chi scende in campo non vuole spezzare la striscia positiva. Risultato: ci si allena più volentieri, ci si rivede anche più volentieri (molte volte ci si dimentica che anche lo spogliatoio è un luogo di lavoro, dove vigono antipatie e inimicizie) e la mente è più libera. Gli esempi, del resto non mancano. Negli ultimi dieci anni anni, ed esempio, per 3 volte il Barcellona (2009 e 2011 e 2015) una volta l’Inter (2010) e il Bayern Monaco (2013) hanno centrato il double. Impresa riuscita anche al Porto (2011) che ha vinto il campionato, la coppa portoghese e l’Europa League. La Juventus ha vinto sei titoli ed ha sfiorato 2 champions vincendo tre coppe Italia. Il Real Madrid ha centrato Liga e Champions lo scorso anno. Insomma, non esattamente un impedimento.
Questione di scelte: la Coppa come alternativa
La Coppa è anche un’alternativa validissima: per informazioni bussare a Siviglia e Atletico Madrid, le regine di Europa League di Spagna. Figlie anche di scelte precise. Il Siviglia, non avendo i mezzi per competere in Liga, si è sempre concentrata moltissimo sull’Europa League, creandosi una dimensione internazionale fino a quel momento sconosciuta. Anche i Colchoneros, prima di diventare l’Atletico capace di sfiorare due Champions, si sono arrampicati due volte in cima all’Europa attraverso la seconda competizione continentale per club. E cosa dire di Mourinho? Lo scorso anno lo United è uscito quasi immediatamente fuori dalla corsa alla Premier. Eppure lo “Special One” non ha fatto una piega, andandosi a conquistare la Champions centrando l’Europa League. Una scelta che potrebbe ricalcare quest’anno l’Atletico Madrid, chiamato a una impresa quasi disperata a Londra.
Il rapporto con le coppe di Conte e Spalletti
C’è chi invece, la Coppa la soffre, ma non la giudica affatto un fastidio: Antonio Conte ha stravinto il titolo con Juventus e Chelsea, ma ha sempre sofferto le competizioni internazionali. La sua Juventus non ha mai brillato come quella di Allegri. E con i Blues deve ancora assicurarsi il primo posto nel girone. Lo stesso Spalletti, lo scorso anno, ha pagato un conto salatissimo agli impegni internazionali: fuori con il Porto nei preliminari di Champions e con il Lione agli ottavi di Europa League. E anche in ambito nazionale, eliminato con la Lazio. Eppure Conte e Spalletti hanno qualcosa in comune: sebbene rendano al meglio allenando “in settimana”, vogliono fortemente giocare le coppe. Conte ci è rimasto, al Chelsea, per la Champions. Spalletti invece è andato a Milano per restituire l’Inter alla Champions. Altro che fastidio.
- Login o Registrazione