Rusev non si smentisce mai. Il wrestler conferma la sua fama di provocatore cattivo: provocatorio e cattivo come sempre. La sua ultima trovata? Esibire, senza neanche troppo pudore, la maglietta del Real Madrid al pubblico. Sin qui, nulla di strano. Peccato che la sede dell’evento fosse Liverpool…
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Rusev, il cattivo “Real” che non si smentisce mai…
Il wrestler WWE Rusev lo si conosce: cattivo, antipatico e provocatore. Al punto da mostrare sul ring di Liverpool la maglia...del Real Madrid.
MADRIDISTA - Non è neanche la prima volta: non più di qualche mese fa Miroslav Barnyashev (il vero nome del bulgaro) si era già concesso ai fischi fragorosi del pubblico. Anche perché se li va scientificamente a cercare. Il wrestler è salito sul palco di Barcellona ed ha urlato alla folla “Hala Madrid”. Abbastanza per scatenare l’ira furibonda del pubblico, confermando tra l'altro il suo status di vero tifoso del Real. Di certo, Rusev è un gran personaggio: si è scrollato di dosso il profilo dell’invasore in terra americana e lo ha modificato. In tutti gli eventi a cui partecipa, parte dal presupposto che il modo migliore per farsi detestare è toccare il senso di appartenenza. Del resto per chi è già antipatico, non è difficile farsi odiare, soprattutto quando si parla di calcio.
PROVOCAZIONE - Di certo, il bulgaro accompagnato dalla fama di noto provocatore, non poteva scegliere luogo migliore. E ancora una volta non si è lasciato sfuggire l’occasione, sfoggiando la camiceta dei blancos. Immaginabile, la disapprovazione del pubblico inglese, particolarmente sensibilizzato, specialmente a una settimana dalla finale di Kiev. Rusev, del resto, o lo si ama o lo si odia. Fra l’altro la WWE fa tappa anche a Torino, ma con un roster diverso, che non include il wrestler tifo delle merengues. Un calendario che è un vero toccasana anche per i tifosi bianconeri: se non c’è un due senza un tre, quanto era difficile ipotizzare il colosso bulgaro indossare ancora una volta la maglia della Real casa? In ogni caso, al massimo Rusev può rischiare degli improperi e, soprattutto, a distanza di sicurezza. Soprattutto per l’interlocutore. Del resto, chi ha il coraggio di andarci a discutere?
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