Romario, ex calciatore del Barcellona e del Valencia, oggi politico brasiliano, ha ricordato i momenti più memorabili della sua carriera in "The Players Tribune" ed ha anche ricordato il motivo per cui è entrato in politica. Sua figlia. "Lei è nata con la sindrome di Down, mi ha fatto capire che avevano bisogno di aiuto e avevano pochi rappresentanti in politica. Ora sono noto per difenderli. Hanno il nostro stesso diritto di far parte della società”.

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Romario: “Io festaiolo? Mai saltato un allenamento, In politica per mia figlia, ha la sindrome di down”

GOSFORD, AUSTRALIA - NOVEMBER 25: Romario of Adelaide United looks at the field before the start of play in the round fourteen Hyundai A-League match between the Central Coast Mariners and Adelaide United at Bluetongue Central Coast Stadium November 25, 2006 in Gosford, Australia. (Photo by Mark Kolbe/Getty Images)
Il calciatore brasiliano a tutto campo
PROFESSIONISTA - La figura di Romario è sempre stata associata al concetto di genio e sregolatezza. E il diretto interessato ha precisato quanto sia difficile staccarsi di dosso l'etichetta. "In realtà non ho mai saltato un allenamento. So che tutti erano convinti che a Romario piacesse fare festa e andare a donne. In realtà mi è capitato anche di fare sesso prima delle partite ma con mia moglie. E non mi dava problemi anzi, in campo ero molto rilassato e leggero. E comunque quando segnavo tre o quattro gol a partita diventavo serio, bello e affidabile. Non credo di essere stato il miglior calciatore della mia epoca, ma probabilmente ero il miglior tiratore. Era un po' come nel basket. Quando si deve fare canestro si passa la palla a Jordan".
ESPERIENZE - Romario è andati via prestissimo dal Brasile ma è un idolo assoluto, esattamente come a Barcellona che lo ha accolto e valorizzato dopo l'esperienza in Olanda. "Quando sono andato al PSV, avevo 22 anni e non avevo mai vissuto fuori Rio. Dalla spiaggia, all'improvviso, ero in un posto buio e freddo. Una volta la temperatura era arrivata a meno 17 gradi. Sono rimasto tre giorni senza uscire di casa, ero andato il letargo. Quando mi sono trasferito al Barcellona volevo la 11, era il mio numero preferito ma Cruijff, il più grande allenatore che ho avuto, mi ha dato 10 spiegandomi che nella sua squadra i migliori giocano sempre con il 10".
CAMPIONE - Fra i vari aneddoti, Romario ne ha uno in particolare da raccontare: è stato Campione del Mondo, ma ha rischiato di non esserlo. "Non sarei mai stato chiamato se il Brasile non avesse sofferto per qualificarsi. Avevo litigato con la commissione tecnica che si giocava l'accesso al Mondiale con l'Uruguay. Se il Brasile non si fosse qualificato avrebbero praticamente dovuto lasciare il Paese. Hanno dovuto richiamarmi. Quel giorno ho giocato la mia partita più bella con la maglia della nazionale".
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