Esce un Ninja, ne entra un altro. No, niente scambi di mercato, semplicemente una leggera variazione dello spartito giallorosso, quasi impercettibile, ma che riesce in qualcosa che tutti i tifosi della Roma sognavano. Almeno per un tempo, cioè fino a quando la squadra di Di Francesco è rimasta in parità numerica prima dell'espulsione di Pellegrini, in campo non c'era il Nainggolan spento e poco decisivo degli ultimi tempi, ma quello che ci si ricordava nell'era Spalletti. Quello che era diventato l'oggetto del desiderio di tutti i grandi club d'Europa. In pratica, fuori la mezzala, dentro il guastatore e via con il solito spettacolo firmato Radja.
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Esce un Ninja, ne entra un altro: il ritorno del guastatore Nainggolan
La vittoria contro il Verona ha restituito alla Roma i tre punti, ma soprattutto un Nainggolan più simile a quello che lo scorso anno ha fatto innamorare tutti. Fuori la mezzala, torna il trequartista. E il Ninja....è finalmente libero.
Finalmente un Nainggolan...liberato
Uno spettacolo fatto di supporto a Dzeko, che con il belga più vicino sa sempre a chi scaricare il pallone. Di accelerazioni improvvise, con o senza palla, a dettare il passaggio al compagno o a spaccare la difesa avversaria. Di progressioni di quaranta metri, quelle che hanno fatto innamorare i tifosi della Roma. Di pressing feroce e funzionale. Per quanto assurdo possa sembrare, uno spostamento in avanti di una decina di metri (ma non parlate di 4-2-3-1, o Di Francesco si potrebbe arrabbiare) è bastato per restituire ai giallorossi un altro Nainggolan. Un centrocampista più libero dai dettami tattici e dalla necessità di rimanere confinato nel suo lato di campo a formare una catena del 4-3-3 del tecnico abruzzese. Non per niente, si sono visti più spesso spostati Pellegrini e Strootman, che restano più indietro a formare una inedita ma funzionale coppia di centrocampo.
Contro il Benevento il Ninja non ci sarà
Il bel gioco dura poco, per due motivi ben distinti. Il primo è l'espulsione di Pellegrini, che costringe la Roma all'inferiorità numerica per gran parte del secondo tempo. Si torna in trincea, perchè c'è da soffrire e se il pallone non si riesce a fare uscire dalla propria metà campo (come è accaduto ai giallorossi in alcune fasi di gioco), beh, il guastatore serve a ben poco. Salvo poi, a novantesimo ormai prossimo, ritrovarsi Nainggolan con ancora tanta voglia di correre e di far respirare la squadra, segnale che le gambe girano eccome. Il secondo "problema" è il cartellino giallo che il Ninja si becca da un inflessibile Fabbri, che impedirà al belga di scendere in campo (e con tutta probabilità di ricoprire la nuova/vecchia posizione) contro il Benevento.
Lo spostamento ha ridato brillantezza al belga
In fondo, poco male, perchè alla fine è bastato un leggero compromesso tra la teoria di Di Francesco e la prassi giallorossa a sbloccare quello che a conti fatti è il calciatore fondamentale per le sorti della Roma. Un esperimento che verrà certamente ripetuto. Perchè che sia un accorgimento tattico (come è sembrato abbastanza evidente dall'analisi della posizione di Nainggolan) o una sorta di liberazione psicologica, come invece ha sostenuto a fine partita il tecnico, l'importante per i giallorossi è che il Ninja dello scorso mese, quello sprofondato assieme a tutta la squadra in un grigiore che ha fatto passare notti insonni ai tifosi della Roma, rimanga comodamente confinato fuori dal campo. Perchè quello che tutti vogliono vedere divorare l'erba è questo Nainggolan: quello brillante e propositivo. Il guastatore, l'attaccante aggiunto, il trequartista. Ops, il centrocampista offensivo. Così il risultato resta lo stesso, ma almeno non si fa arrabbiare nessuno!
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