Roma sparita. Sì, esattamente come la serie di quadri che descrivono una Capitale che ora non c'è più. Prendendo le diapositive della squadra di Di Francesco a partire da metà dicembre, l'effetto sarebbe più o meno lo stesso. Il fallo di De Rossi contro il Genoa, la rete sbagliata di Schick con la Juventus, il primo tempo pessimo contro l'Atalanta e ora il calcio di rigore di Florenzi, l'ultima diapositiva dei limiti di questa Roma, che la luce che si è spenta da un po' non riesce proprio a riaccenderla. La squadra di Di Francesco, quella che è riuscita a passare da prima il girone di Champions League schiantando il Chelsea, si è smarrita.
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Che fine ha fatto la Roma di Di Francesco?
A dicembre la squadra giallorossa era a tre punti dalla vetta con il recupero da giocare. Un mese dopo, la Roma sembra crollare sotto i colpi di una crisi a cui Di Francesco e i suoi giocatori non riescono a porre fine.
Un inverno triste e freddo
La difficoltà momentanea si è conclamata in una crisi che sembra quasi strutturale, come se ci fossero limiti che finora erano stati coperti da un cammino che fino all'inizio dell'inverno vedeva ancora i giallorossi in corsa su tutti i fronti. Poi è arrivato l'addio alla Coppa Italia e un allontamento dalle zone di testa, che nel corso delle partite si è fatto ormai definitivo. Ma, cosa assai più preoccupante, sono sparite le idee, la personalità e le qualità che avevano portato la Roma a tre punti dalla vetta con il recupero con la Samp da giocare. Quando il famoso recupero è arrivato, era la Roma a non esserci praticamente più. Continua a mancare il gol, nonostante le occasioni stavolta ci siano. Ma i problemi sembrano essere diventati altri.
Una squadra spaventata e discontinua
L'involuzione diventa evidente quando l'undici di Di Francesco sbaglia le cose più semplici: passaggi, appoggi, cambi di gioco, persino il primo pressing avversario diventa un'impresa sovrumana. E quando per l'ennesima volta il man of the match giallorosso è il portiere, si capisce che qualcosa non va. E si rende necessario capire i limiti di questa squadra. Fisici, senza dubbio, perchè la Roma non riesce mai a giocare con intensità novanta minuti consecutivi. L'impressione di regalare un tempo all'avversario è sempre presente, così come la difficoltà nell'arrivare sulle seconde palle e la confusione che contraddistingue il possesso di palla. Limiti anche psicologici, perchè il rigore di Florenzi è un concentrato di paura e mancanza di fiducia. Il capitano si prende la responsabilità, andando a calciare il primo penalty della sua carriera, ma il tiro a mezza altezza è molle come la partenza della Roma, che nei primi quarantacinque minuti è irriconoscibile più o meno come a Bergamo.
Di Francesco non trova più la sua Roma
E persino la guida tecnica traballa, con Di Francesco che le prova tutte (in tutti i sensi) per raddrizzare una partita ed un periodo che ha creato una cappa di negatività sopra Trigoria. I cambi non regalano la scossa necessaria, stavolta neanche il baby Antonucci riesce nell'impresa. La Roma di Di Francesco non è tale, perchè delle idee del tecnico in campo si vede ben poco. La profondità resta una chimera e la velocità di esecuzione va a sprazzi, ma rarefatti. L'impegno non manca, ma tra correre e correre bene c'è differenza. La stessa che c'è tra la Roma che potrebbe essere e quella che non è.
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