La Roma ha fatto sei e non è assolutamente qualcosa da festeggiare. Sei sono le sconfitte casalinghe in questa stagione, record poco invidiabile degli ultimi anni. Da quando a Trigoria sono sbarcati gli americani, non si erano mai viste così tante debacle all'Olimpico. E nonostante un ruolino in trasferta di tutto rispetto, la classifica parla chiaro e suggerisce un possibile sorpasso dell'Inter e un aggancio della Lazio. Il che, in vista del derby della prossima giornata, è uno scenario che certamente nessuno in casa giallorossa si augura. Ora è chiaro, non si gioca più. E le prossime sette partite di campionato, quattro delle quali proprio all'Olimpico (derby esterno compreso), segneranno il confine tra inferno e paradiso.
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Roma, adesso non si gioca più
La sconfitta contro la Fiorentina spaventa la Roma nella corsa per la Champions e conferma le difficoltà giallorosse, soprattutto in casa contro squadre ordinate e che si chiudono bene.
Contro le squadre organizzate, la Roma soffre
L'inferno ha due numeri. Il cinque, come la prima posizione di classifica che non regala l'Europa che conta. E l'otto, il numero di sconfitte casalinghe da evitare ad ogni costo. Il record societario, stabilito nel lontano 1947-48, e che nessuno ha la minima intenzione di battere. Ma per evitare un ambo simile ci vorrà una Roma totalmente diversa da quella vista contro la Fiorentina. I viola fanno il minimo indispensabile e portano a casa i tre punti. Un leit-motiv che i tifosi giallorossi stanno imparando, loro malgrado, a conoscere in questa stagione. Un copione già visto contro Atalanta, Sampdoria, Torino in Coppa Italia e, in parte, anche contro il Sassuolo e il Bologna. Contro le squadre organizzate, la Roma soffre.
Tante occasioni, ma poca concretezza sotto porta
I numeri della partita persa con la squadra di Pioli sosterrebbero il contrario, con una mole di tiri impressionante contro i due della Fiorentina. Che però sono andati in porta, a differenza di quelli della Roma. Che segue lo spartito creato da Di Francesco, ma non fino all'ultimo passaggio. Le situazioni che hanno creato problemi a Sportiello (gran partita del portiere viola) e compagni sono state trovate quasi sempre con la forza dei nervi più che dell'organizzazione. I giallorossi non si sono fatti mancare i soliti legni (una palo esterno di Dzeko, una traversa di Schick e una di Fazio), ma hanno sofferto moltissimo l'organizzazione di una Fiorentina chiusa, compatta e che ha fatto del contenimento e delle ripartenze le armi che hanno permesso di portare via i tre punti dall'Olimpico.
Tirare meno, ma tirare meglio?
La difficoltà della Roma di trovare soluzioni attraverso il gioco, piuttosto che attraverso situazioni estemporanee, si evidenzia proprio quando l'avversario affronta i giallorossi lasciando loro totalmente il pallino della partita. A quel punto la squadra di Di Francesco si applica in un possesso palla continuo, che coinvolge tutti gli effettivi (Alisson compreso), ma che spesso si rivela sterile. O, almeno, che non permette di concretizzare quanto i capitolini producono. La Roma è la squadra che tira più in porta del campionato, ma continua a trovare difficoltà nel trovare la rete. E, come confermano le ultime uscite, se non va a referto Dzeko, gli altri non danno il contributo di reti che servirebbe a uscire da questa situazione. Che ora si fa pericolosa, dal punto di vista della classifica e del morale. Servirà ripartire, già dal Barcellona. Ma tra una settimana può esserci un derby capace di indirizzare la stagione. E allora sì che non si giocherà davvero più.
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