Nella ricerca di fondi per migliorare la sua situazione economica (e per potersi permettere di fare mercato per Xavi), il Barcellona in estate ha compiuto alcune operazioni finanziarie che hanno provocato reazioni contrastanti. Il club catalano ha ottenuto un anticipo sui diritti televisivi futuri, ma ha anche venduto parte di Barça Studios, la società che gestisce tutte le produzioni audiovisive del Barcellona e che mette a disposizione spazi per riprese, convegni e diverse attività. Il club ha deciso di mantenere la maggioranza delle quote, cedendo prima il 24,5% alla piattaforma Socios a inizio agosto e poi, un paio di settimane dopo, un altro 24,5% alla Orpheus Media di Jaume Roures. Eppure, gli interessati a Barça Studios erano tanti e uno...praticamente di casa.

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Rivelazione dalla Spagna: la Kosmos di Piquè voleva le quote di Barça Studios, ma Laporta ha detto di no!
La Kosmos di Piquè
Come spiega Joan Fontes di Catalunya Radio, tra le offerte pervenute al club per l'acquisizione delle quote della società di produzione audiovisiva ce ne sarebbe infatti stata anche una proveniente dalla Kosmos. Un nome che agli appassionati di calcio dovrebbe risultare perlomeno conosciuto, visto che si tratta della società di investimenti nel settore sportivo e dell'entertainment che Gerard Piquè ha fondato con altri imprenditori nel 2017. Nel corso degli anni la Kosmos è diventata un player molto importante non solo nel calcio, come dimostra l'acquisizione della gestione della Coppa Davis, che è stata riformulata in maniera "moderna" (e poco apprezzata dai calciatori), ma anche il sempre più ampio interesse per gli eSports. Logico dunque che Piquè e soci fossero interessati a un'azienda che conoscono bene come Barça Studios.
Il codice etico del Barcellona
Ma, racconta la radio catalana, da sempre ovviamente molto informata sul mondo Barcellona, sarebbe arrivato un no secco, quello del presidente Laporta. L'acquisizione da parte della Kosmos del 24,5% di Barça Studios avrebbe infatti violato il codice etico del Barcellona. Un codice etico che, tra l'altro, Laporta ha personalmente contribuito a modificare come uno dei primi atti della sua seconda tappa alla presidenza, anche visto tutto il caos interno che ha colpito i blaugrana durante gli ultimi anni dell'era Bartomeu. Dunque, niente investimenti...in casa per Piquè, che dovrà attendere di essere un semplice socio prima di mettere le mani su qualche asset in zona Camp Nou. Sempre ammesso che prima o poi il difensore...non provi a diventare direttamente il presidente!
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