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La consacrazione di Rakitic? Merito di…Monchi

Rakitic trascina la Croazia, ma se oggi è uno dei migliori centrocampisti al mondo lo deve a chi ha creduto in lui ai tempi dello Schalke...

Redazione Il Posticipo

Vent’anni dopo, ma con prospettive assolutamente diverse. La Croazia fatica da matti, ma risolve un ottavo complicato e si schiude le porte verso i quarti di finale. Appuntamento con la Russia, che ha già compito il proprio miracolo. La sensazione è che si possa ripercorrere la strada del 1998. Rigore decisivo trasformato da Rakitic, che se gioca questo Mondiale lo deve a...Monchi.

CLASSE  – Tradita da Modric, ci pensa Rakitic, a dimostrazione dell’immane talento a disposizione della nazionale balcanica. Il centrocampista del Barcellona si presenta sul dischetto con la freddezza e la serenità di chi deve giocare una partita di calcetto con gli amici. Il gigante da una parte e palla da un’altra. E si apre un mondiale da dipingere a colori. Eppure anche lui deve tutto a una sliding doors che dalla Germania lo conduce in Spagna...

MONCHI  – Non tutti forse sanno che questo ragazzo sembrava sul punto di uscire dal radar del calcio che conta, dopo le delusioni accumulate nei primi anni di carriera: dal Basilea va allo Schalke perchè i genitori pretendono che impari il tedesco, ma in Germania soffre anche per via di qualche infortunio.  Qualcuno nella Ruhr non crede sino in fondo al ragazzo...e lo vendono a prezzo di saldo al Siviglia dove c’è un certo Monchi che crede in lui. E o preleva per un somma ridicola: 2,5 milioni di euro. Rakitic deve ricostruirsi una carriera. Ci riesce quasi subito, alzando al cielo l’Europa League. Il resto è storia.

MONDIALE - Luis Enrique crede in lui e lo chiama al Barcellona, dove soffia il posto a un  certo  Xavi. Eredità pesantissima accettata senza problemi: una stagione da campione. Corsa, tocchi intelligenti, incursioni, visione di gioco. Centra il triplete. Adesso per la consacrazione totale gli serve solo vincere la Coppa del Mondo. In una squadra che sembra aver raggiunto la totale consapevolezza nei propri mezzi e complice un percorso non esattamente impossibile (Russia e presumibilmente Inghilterra in semifinale) la strada verso un trionfo clamoroso non è cosi campata in aria. Del resto, la squadra è assolutamente competitiva.