La Premier League ha varato il Project Restart e le squadre inglesi possono tornare ad allenarsi nei loro centri sportivi, anche se solo in piccoli gruppi. Un piccolo segnale di normalità per il calcio di Sua Maestà, ma non mancano le voci critiche. E quella più importante arriva dal capitano di uno dei club. Troy Deeney, centravanti del Watford, non ha mai nascosto le sue preoccupazioni, spiegando di recente che il 65% dei suoi colleghi le condivide. Ma ora che la ripartenza è cosa fatta, l'attaccante si mette di traverso e spiega che non è disposto a tornare in campo. Parlando allo show su Youtube Talk the Talk, Deeney ha messo in chiaro che la saluta della sua famiglia è al primo posto.

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Premier League, il gran rifiuto di Deeney: “Non torno ad allenarmi, mio figlio ha difficoltà respiratorie e non lo metto a rischio per qualche sterlina in più”
La Premier League ha varato il Project Restart e le squadre inglesi possono tornare ad allenarsi nei loro centri sportivi, anche se solo in piccoli gruppi. Un piccolo segnale di normalità per il calcio di Sua Maestà, ma non mancano le voci...
RISCHIO - "Dobbiamo tornare ad allenarci questa settimana, ma io ho già detto che non ci andrò. Basta solo una persona infetta per contagiarsi e io non voglio portare il virus a casa mia. Mio figlio ha cinque mesi e ha difficoltà respiratorie, non voglio metterlo in pericolo. Il protocollo dice che devi tornare a casa senza toglierti i vestiti che hai usato per l'allenamento. E se li metto a lavare con le cose della mia compagna o di mio figlio, posso portare il contagio. Ho già perso mio padre e i miei nonni, quasi tutti quelli a cui volevo bene. Quindi la salute della mia famiglia è più importante di qualche sterlina in più nel portafogli". Resta da vedere cosa ne penserà il club della decisione del suo capitano.
DOMANDE - Che però, dall'alto dei suoi gradi di leader, ha partecipato attivamente ai colloqui sul Project Restart. E, spiega Deeney, la mancanza di risposte alle sue preoccupazioni è uno dei motivi che lo hanno portato a dire di no al ritorno in campo. "Alla riunione ho fatto qualche domanda molto semplice. Considerando che i dati dicono che le persone di colore, gli asiatici e quelli di etnia mista rischiano il contagio quattro volte di più degli altri, sono previsti controlli aggiuntivi? Si faranno elettrocardiogrammi per vedere se qualcuno ha patologie pregresse non diagnosticate? E ho detto loro 'se non lo sapete voi come andranno le cose, perchè dovrei mettermi a rischio io?'". Un caso che potrebbe portare qualche altro collega a fare la stessa scelta...
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