L’addio a Luigi Necco cancella un pezzo di storia della TV anni ’80 e delle radiocronache. Nostalgia per un calcio che non c’è più e ha accompagnato una generazione di tifosi cresciuta “immaginando” le partite alla radio e attendendo 90° Minuto come l’acqua nel deserto. La figura del cronista partenopeo si accompagna a tante altre voci, “mitiche” che hanno accompagnato il cosiddetto calcio nostalgico fra TV e radio.
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Le “voci” del calcio, quelle che raccontano i sogni…
L'addio a Luigi Necco, storico telecronista napoletano, riporta a un calcio nostalgico. Quello in cui il calcio in TV era un evento. E alla radio, un racconto epico. Viaggio in un mondo che non c'è più...
Nando Martellini: Campioni del Mondo
Il maestro, l’inarrivabile. Il primo telecronista che ha segnato la storia della TV e del giornalismo italiano è Nando Martellini. Laureato in scienze politiche, poliglotta (parlava 5 lingue). Telecronista dal 1968 al 1982. Un vero insegnante. Ascoltarlo aiutava a imparare l’italiano oltre che a vivere l’evento. Ha vissuto e raccontato la storia dello sport azzurro. Giri d’Italia e Tour de France, ma soprattutto calcio. Dalla vittoria agli Europei del 1968 alla memorabile Italia-Germania 4-3, sino alla vittoria del Mondiale 1982 quando “perde” la sua compostezza per urlare “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo” ed entrare nelle case (e nei cuori) di tutti gli sportivi italiani.
Bruno Pizzul, la voce degli italiani
In questi giorni festeggia l’ottantesimo compleanno Bruno Pizzul, erede di Martellini, storico quanto sfortunato cantore della Nazionale Italiana di calcio. Ha raccontato il primo mondiale nel 1986 e l’ultimo nel 2002. A cavallo, insomma, fra i due successi iridati. La sua voce calda e priva di inflessioni, nonché arricchita da un lessico di rara ricercatezza, lo issano fra i “re” dei telecronisti sebbene abbia commentato due dolorose eliminazioni ai rigori e le finali perse a USA ’94 e a Euro 2000.
Sandro Ciotti & Enrico Ameri le voci narranti
Passando dalla TV alla Radio, è impossibile non pensare alla premiata coppia formata da Sandro Ciotti ed Enrico Ameri. Un duo storico: impossibile immaginare l’uno senza associare l’altro. Memorabile il “diverbio” del 27 aprile 1975 quando “Mitraglia” diede senza mezzi termini, del “superficiale” (eufemismo) a “The voice”. Due soprannomi dettati da uno stile profondamente diverso: Ameri era definito “mitraglia” per la sua capacità di raccontare senza mai fermarsi né sbagliare. Il “The voice” legato a Sandro Ciotti non era legato solo al suo originalissimo timbro di voce, accentuato da una lunghissima telecronaca sotto la pioggia alle Olimpiadi del 1968, ma anche a una grande passione per la musica.
Victor Hugo Morales
Anche oltreoceano hanno i loro miti. Uno, vivente, è Victor Hugo Morales, che vive una fantastica contraddizione. Scrittore e saggista uruguaiano, si ritrova a vivere in Argentina e a raccontare le gesta della seleccion albiceleste. Si consegna alla storia della letteratura sportiva il 22 giugno 1986 quando si gioca Argentina-Inghilterra. Molto più di una partita: quel giorno Diego Armando Maradona scrive un romanzo epico. Il meglio e il peggio del calcio. Un gol di mano, poi quello del secolo. Morales lo racconta con un trasporto degno del miglior interprete teatrale. Trascina lo spettatore all’Atzeca, guidato dall’aquilone cosmico che si libra evitando arcigni tacchetti inglesi. A volte non servono parole. Basta ascoltarle…
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