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Pinsoglio, da due retrocessioni allo Scudetto

La storia di Pinsoglio, finito alla ribalta per il dito medio mostrato ai tifosi del Napoli, è quanto mai curiosa: da retrocesso e fallito a Campione d'Italia

Redazione Il Posticipo

Juventus, lo scudetto dei record racconta anche una storia da record. Protagonista, Carlo Pinsoglio. In negativo, a causa del video in cui mostra il dito medio, con dedica, ai tifosi del Napoli. Tuttavia anche lui si può iscrivere al registro dei primati, considerando la sua parabola. Da retrocesso e fallito a Campione d’Italia.

RETROCESSIONI – Pinsoglio, nelle ultime due stagioni, non ha esattamente un curriculum a cinque stelle. Due anni fa, da portiere titolare del Livorno, si rende, ovviamente involontariamente, protagonista della retrocessione dei granata toscani. Tutta colpa di un’uscita a vuoto a Lanciano. Papera che costa la serie C, in una sfida decisiva per la permanenza. I tifosi non lo perdonano e lo aspettano sotto casa, nel senso pieno del termine. Un’aggressione in piena regola, sotto gli occhi dei genitori. La madre in lacrime, la corsa in ospedale, poi la fuga da Livorno. L’addio è inevitabile. L’anno successivo Pinsoglio accetta l’offerta del Latina. Stessa iniziale, stesso finale, rima compresa. Nuova retrocessione in C, ma questa volta nessuna aggressione. Solo una lunga agonia fra libri in tribunale e situazioni poco chiare. Insomma, non esattamente due anni da incorniciare nell’album dei ricordi.

TORINO – Pinsoglio, non giovanissimo, è in sostanza senza squadra. La Juventus lo richiama, essendo vacante il ruolo di terzo portiere. E lui accetta di corsa il ritorno alla Juventus. Meglio a Vinovo che disoccupato. E, soprattutto, in un ambiente dove, sebbene non da protagonista, si possa vincere piuttosto che attendere stipendi o rischiare di essere aggrediti. La somma fa il totale. Il ragazzo, arrivato in punta di piedi, ha saputo recitare il proprio ruolo sino a meritarsi i complimenti pubblici di Allegri. Adesso non gli resta che scendere in campo in una giornata storica. Staffetta con Buffon, anche pochi minuti per concedere i giusti onori al numero uno bianconero e poter dire “sì, quello scudetto l’ho vinto anche io” nella Juventus dei record.