Che la partita fra AEK Atene e PAOK Salonicco fosse parecchio sentita, se non altro per motivi di classifica, era risaputo. Che potesse finire con in campo il presidente del PAOK con la pistola, beh, forse era meno prevedibile. Ma, senza cercare giustificazioni al gesto di Savvidis e di tutti i tifosi della squadra ospite che sono scesi in campo e hanno fatto sospendere il match, una situazione del genere poteva essere immaginabile. Lotta scudetto a parte, il derby tra AEK e PAOK è uno dei più sentiti di tutta la Grecia. Eppure una domanda sorge spontanea. Perchè due squadre le cui città distano 500km giocano un derby? Come è possibile?
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Perchè PAOK Salonicco – AEK Atene è un derby?
L'episodio della pistola in campo che ha portato alla sospensione del campionato greco è avvenuto durante un match che viene definito derby ma è giocato da squadre distanti 500km. Come mai?
AEK-PAOK, il derby di...Costantinopoli
La risposta sta nei nomi delle due società, anzi, nella lettera finale che hanno in comune. Quella K significa molto per entrambi i club ed è...il motivo del contendere. K sta per Costantinopoli, la capitale spirituale del mondo ellenico, soprattutto negli anni Venti del novecento, quando entrambi le squadre vengono fondate (1924 l'AEK, 1926 il PAOK) in due città diverse. A far nascere i club sono in tutti e due i casi degli esuli greci dalla Turchia, rimandati nell'Ellade dopo i trattati di pace tra la Grecia ed il governo di Ataturk. Gli accordi portano ad una sistemazione definitiva l'annoso problema dei confini tra i due stati e tentano di risolvere, attraverso uno scambio di popolazioni, quello delle minoranze culturali e religiose all'interno degli ex territori dell'Impero Ottomano, una volta province del glorioso Impero Bizantino.
Fratelli o rivali?
Sia ad Atene che a Salonicco, dunque, torna a sventolare l'aquila bicefala, simbolo della casa reale dei Paleologi (ultimi imperatori d'oriente) che non per niente campeggia su entrambi gli stemmi, seppur con colori differenti. Questa comunione iniziale di intenti (onorare la memoria dell'Impero Bizantino e della cultura greca) crea però reazioni contrastanti. Se da una parte molti, soprattutto nei primi anni di incroci tra i due club, vedevano nella squadra opposta un gruppo di "fratelli" costretti ad abbandonare Costantinopoli, altri hanno da subito rivendicato solo a se stessi l'eredità sportiva delle squadre di greci che già a partire dall'inizio del Novecento si erano organizzati nella capitale dell'Impero Ottomano. Una rivalità a due facce, esattamente come le due teste dell'aquila che dà il nome a questa particolare "stracittadina", detta appunto derby delle aquile bicefale.
Atene contro Salonicco
Alla derivazione storica però si è aggiunta un'altra feroce rivalità, quella tra Atene e Salonicco. Le due città, le più popolose della Grecia, sono da sempre in competizione per una supremazia, vera o presunta, in qualsiasi campo della vita sociale, politica e sportiva del Paese. Un scontro tra mondi, così sentito che spesso le tifoserie delle squadre ateniesi (AEK, Olympiacos e Panathinaikos) o tessalonicesi (PAOK e Aris), che tra loro hanno chiaramente un rapporto di profondo odio sportivo, si sono coalizzate contro il nemico comune proveniente dall'altra parte della Grecia. Basta aggiungere a questo mix, già esplosivo di suo, la classifica della SuperLeague greca per capire il perchè di tanto caos durante la partita e soprattutto dopo. Del resto, nel derby di Costantinopoli non c'era in ballo solo il dominio sulla Grecia, ma su tutto l'Impero Bizantino.
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