Il calcio è uno sport meraviglioso: insegna che si possono ottenere dei risultati. Inculca il rispetto per l’avversario e quello spirito di sacrificio che nella vita fa sempre comodo. Ed è anche una forma di riscatto sociale. Non è un mistero che molti, moltissimi talenti che provengano da contesti, per così dire, complicati.
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Parigi meglio di Rio?
Dalle favelas alle Banlieue: la periferia parigina sembra notevolmente in vantaggio rispetto a quella brasiliana. Che concentrazione di talenti.
RIO - Il Brasile, in questo senso, ha scritto la storia: un paese pieno di contraddizioni e diseguaglianze sociali dove il calcio è stato unificante, educativo, pedagogico. E anche mezzo di riscatto per quei ragazzi che riuscivano solo con una palla fatta di stracci a fuggire per qualche momento dalla loro tremenda situazione. Il disagio non c’è solo in Brasile, però. Dalle favelas alla Francia, il pallone rotola e rimbalza allo stesso modo. Anzi, dalle periferie sembra aver elevato un urlo: “ci siamo anche noi”.
PARIGI - Per fare un elenco di calciatori brasiliani fuggiti dalle misere favelas non basterebbe un’ora ma considerando le periferie delle maggiori città brasiliane, la parigina è in vantaggio. Davvero notevole la concentrazione di talenti delle Banlieue. Ai bordi di periferia si sono formati giocatori dello spessore di Titi Henry, il colosso Patrick Vieira e Lilian Thuram che con la propria nazionale e con i club hanno vinto qualsiasi cosa. Sarà stato il loro esempio ma la generazione appena successiva ha dato i natali calcistici a gente del calibro di Patrice Evra e Blaise Matuidi, per citarne due e questa “sfornata” di pane francese al talento ha messo nell’aria quel profumo che fa venire a tutti la voglia di qualcos’altro, qualcosa di ancora più sfizioso. Anthony Martial, Paul Pogba e poi Rabiot, Mbappé. Un patrimonio tecnico che rappresenta il radiosissimo futuro del calcio d’oltralpe.
Intanto la nazionale, per mezzo di Deschamps, si gode i gioielli di ieri grazie ai titoli in bacheca, quelli di oggi per il perfetto assortimento nell’undici titolare tra esperti e straordinari “esordienti” e quelli di domani. Chi non vorrebbe tifare una nazionale che può permettersi il lusso di lasciare a casa campioni come Rabiot e Lacazette?
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