Quello dell’allenatore di calcio è un lavoro. Non faticosissimo a livello fisico, in alcuni casi anche molto ben retribuito, ma pur sempre un lavoro. E quando si parla di “panchina traballante”, bisogna sempre ricordarsi che su quella panchina si siede un essere umano, con i suoi pregi e i suoi difetti, e che si parla comunque di una parte importantissima della sua vita. Dunque, attenzione a trattare i tecnici come fossero dei privilegiati nel luccicante mondo del pallone, perché un esonero, ma soprattutto una critica feroce e senza quartiere, a volte possono arrivare a spalancare un inferno da cui non tutti sono in grado di uscire.

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Moyes alla difesa dei tecnici: “Non è normale parlare dei nostri posti di lavoro come fossero una barzelletta”
Quando si parla di “panchina traballante”, bisogna sempre ricordarsi che su quella panchina si siede un essere umano. E David Moyes chiede rispetto a chi spesso e volentieri non solo critica gli allenatori, ma arriva a distruggerli…
CRITICHE - A preoccuparsi della salute mentale della categoria è David Moyes, che ha una carriera in panchina da oltre vent’anni, ma che dopo l’esonero da parte del Manchester United ha dovuto lavorare su se stesso per riprendersi dalla delusione e soprattutto dagli attacchi subiti. Lo scozzese lo ha spiegato in una lunga intervista a The Athletic. "Ovviamente quando non alleni le cose diventano complicate. Continui a sentire le critiche che hai ricevuto quando hai lasciato la tua ultima panchina, anche se sono sbagliate o addirittura false. E quindi ti ritrovi a combattere contro cose che ti rendi conto che non è giusto che tu debba affrontare. La cosa migliore che ho fatto è tenermi occupato, imparare cose nuove. Se sei una vera persona di calcio, capisci il livello a cui sono gli altri”.
SALUTE MENTALE - Alla fine Moyes è ripartito, ma quell’esperienza ha lasciato tracce indelebili. Che lo portano a consigliare prudenza a chi si occupa di calcio, ricordando sempre che in fondo si parla comunque di esseri umani. “Chi come me ha giocato o allenato ad alti livelli, che sia un calciatore o un tecnico, sa che le cose non possono sempre andare bene, ma penso che in passato ci fosse una pressione diversa da parte dei media. Solo chi ci è passato sa di cosa parlo. Passiamo tanto tempo a ragionare sulla salute mentale dei protagonisti del pallone e vedo che ci avviciniamo sempre più a combattere i problemi reali, però è ancora normale discutere del posto di lavoro di un allenatore in TV oppure via radio come se si parlasse di una barzelletta, di un argomento irrilevante”. Insomma, criticare ci sta, ma distruggere proprio no…
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