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Nel segno di Davide

Nel segno di Davide Astori, il calcio italiano ha ritrovato un'emozione profonda, che ha toccato il cuore di ognuno, tra silenzi e gesti che fanno più rumore delle parole.

Redazione Il Posticipo

Silenzio. Lungo, inusuale. Dove si radunano migliaia di persone è complicato non sentir volare una mosca, anche solo per un minuto. Ma a partire da Roma, fino ad arrivare a Milano, ci sono stati almeno 600 secondi in cui il clamore ha lasciato spazio all'assenza di rumore. E all'assenza di Davide Astori. Che nella settimana più lunga del calcio italiano ha fatto rumore come e quanto una torcida implacabile. Ma che dopo quel minuto terribile ed interminabile, in cui ognuno ha tenuto per sè il suo dolore, sono arrivati i gesti, i segni. Che contano forse anche più delle parole, stupende, che tutti hanno voluto dedicare a un ragazzo splendido andato via troppo presto.

Roma, lacrime e silenzi

Ha cominciato Radja Nainggolan, che di Astori è stato compagno di squadra a Cagliari. Troppa l'emozione, complice un Olimpico muto e compito ed un video ricordo, quello della Roma, capace di mandare in subbuglio chiunque. E prima del fischio di inizio il Ninja, il duro che non tira mai indietro la gamba, spalanca il cuore e si accascia disperato. Piange. Non è il primo, non sarà l'unico. Perchè nella mancata esultanza di Daniele De Rossi, che Davide l'ha conosciuto nella Roma ed in Nazionale, e che frequentava anche fuori dal campo, c'è un altro gesto, un altro segno. I compagni sommergono il capitano giallorosso, fermo, immobile. Sotto il mucchio di maglie, qualche lacrima c'è. Come c'è il pensiero anche nell'esultanza di Manolas, che dedica al cielo la rete che apre la partita.

Firenze, l'ultimo regalo del capitano

Ma gli occhi, è inevitabile, sono tutti su Firenze. Al Franchi il silenzio, se possibile, è ancora più assordante e dura davvero un'eternità. Dalla fine del riscaldamento a quella del minuto, che diventa un quarto d'ora buono. E poi il silenzio si trasforma in applausi scroscianti, quando al minuto 13 la partita si ferma, mentre la Fiesole si colora di viola, di un nome e di un numero. Davide. 13. Che capovolto, guarda un po', fa 31. Il numero di Victor Hugo, che probabilmente gioca al centro della difesa proprio perchè Astori non c'è. E alle ore 13 salta, segna e rende omaggio al suo capitano eterno. Sull'attenti, ad onorare il compagno caduto. E anche una Fiorentina che fatica a giocare senza far trasparire il dolore, riesce ad arrivare al novantesimo. Non oltre, perchè il nuovo capitano, Badelj, si accascia al suolo al fischio finale. La Fiorentina ha vinto. Anche sul dolore.

Astori nei cuori di tutti

Non ha vinto, ma ha lottato e tenuto botta il Cagliari, altra casa di Davide Astori. E tutti, vincitori e vinti, in ogni stadio, si sono stretti nel minuto del ricordo in memoria del capitano viola. E proprio i condottieri, coloro che dovrebbero guidare i compagni fuori dal dolore, sono quelli più provati. A Torino Buffon non trattiene le lacrime, a Genova i due capitani, Perin e Bonucci, entrambi amici di Davide, si stringono forte come non mai. Anche nel match clou, tra Champions e Scudetto, c'è modo di ricordare. Il volto di Astori campeggia sulla fascia di Icardi e anche il burbero Sarri, furtivamente inquadrato dalle telecamere durante il minuto di silenzio, si chiude su se stesso. Sul suo dolore, ma anche su quello di tutto il calcio italiano. Che nel segno di Davide Astori ha ritrovato un'emozione profonda. Di cui si sarebbe fatto volentieri a meno, ma che ha toccato il cuore di ognuno.