Milan, la Giovine Italia ancora non convince in Europa. C’è evidentemente da migliorare. La meglio gioventù rossonera buca al primo vero impatto con una grande in Europa. L’Arsenal è più esperto e scafato: e a certi livelli l’abitudine fa tutta la differenza del mondo.
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Milan, non basta la Giovane Italia…
Il Milan dei giovani non basta ad arginare l'Arsenal. La sfida di San Siro lascia in eredità la certezza che la linea verde sia una risorsa, ma non la garanzia di successo.
Cutrone e Calabria, crescita in corso...
I due ragazzi più attesi, Cutrone e Calabria, hanno disatteso le aspettative. Succede. Quando la carta d'identità si assesta intorno ai 20 anni è normale non trovare la continuità di rendimento. I due trascinatori del Milan delle ultime settimane possono fare appello alle attenuanti generiche. Uno stadio pieno, la grande pressione e il proscenio internazionale. Le luci a San Siro sanno essere molto forti e rischiano di accecare chi ancora si stropiccia gli occhi quando indossa la maglia rossonera. È anche vero che tutta la squadra, compresi i più esperti, non ha girato a dovere. Ed è quasi fisiologico che a pagare siano dei ragazzi di grande prospettiva ma che non possono, né devono essere una certezza. Piuttosto un ingrediente da miscelare per ottenere una squadra ancor più competitiva.
Urgono rinforzi
La sfida con l’Arsenal lascia dunque in eredità alcune certezze. Il Milan è e resta una buona squadra, ma acerba. Al netto delle valutazioni sulla maturità raggiunta dai ragazzi, questi ultimi sono affondati. Il segnale è forte e chiaro: la linea verde da sola non basta. Servono rinforzi. In questo senso la Giovine Italia è senza dubbio una base su cui creare uno zoccolo duro ma non può, né deve essere, una soluzione definitiva. Con i baldi giovani si può vincere un Viareggio, ma non certo l’Europa League. Viste le premesse, se Gattuso riesce a centrare la qualificazione compirà l’ennesimo miracolo, dopo aver riesumato la squadra e centrato la finale di Coppa Italia e permesso alla squadra di giocarsi un trofeo. Per diventare grandi, però, servono, appunto i big. Giocatori esperti e di personalità in grado di accompagnare la crescita di questi ragazzi. In difesa c’è Bonucci. A centrocampo e in attacco manca (più di) qualcosa.
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